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Revolution of Our Times, una storia dei movimenti di Hong Kong

Revolution of Our Times, una storia dei movimenti di Hong Kong

Cannes 74 Presentato l'ultimo giorno al festival per minimizzare il pericolo di ritorsioni e boicottaggi, un film documentario diretto da Kiwi Chow

Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 22 luglio 2021

Presentato a sorpresa l’ultimo giorno del festival per minimizzare il rischio di ritorsioni diplomatiche, Revolution of Our Times è un documentario militante che ricostruisce le vicende del 2019 a Hong Kong, quando una proposta di legge sull’estradizione di latitanti verso la Cina continentale viene considerata una violazione del principio di autonomia giuridica garantita fino al 2047 dalla Legge fondamentale di Hong Kong.

Una serie di manifestazioni organizzate a partire dal 31 marzo blocca a più riprese la città, coinvolgendo complessivamente due milioni di cittadini, una cifra enorme in sé ma assolutamente straordinaria considerando che è pari a quasi un terzo degli abitanti totali. L’andamento del conflitto segue un copione familiare a tutte le latitudini, con qualche modesto danneggiamento operato dalla frangia più decisa del movimento che viene preso a pretesto per una risposta violenta e sproporzionata della polizia e un inasprirsi delle lotte che trovano il loro culmine con il lungo assedio del Politecnico.

Kiwi Chow e i suoi immaginiamo molti collaboratori organizzano il film lungo una doppia linea, documentando le manifestazioni con grande dovizia di punti di vista e insieme chiamando a testimoniare partecipanti e commentatori consapevolmente schierati. Quello che ne esce è un film molto articolato e ragionevole, che ha la pazienza di smontare una per una le accuse che sono state fatte al movimento e che offre molti elementi di preoccupazione per lo spregio della libertà individuale coltivato dalle autorità filo cinesi.

A colpire maggiormente, soprattutto se si ricorda la documentazione del G8 genovese di 20 anni fa, è la ricchezza delle immagini, l’estrema precisione delle riprese, l’alternanza studiata di piani larghissimi e di dettagli efferati che va a comporre un panorama degli scontri che si è portati a credere esaustivo. Le camere ad altissima definizione, lo sguardo dei droni che meglio d’ogni altro mezzo riproducono i movimenti delle masse e l’utilizzo di GoPro piazzate sul corpo dei manifestanti danno un’idea della battaglia come mai l’avevamo vista, dall’interno, in una voluta confusione di protagonismo politico e documentazione militante decisamente feconda e istruttiva. L’efficacia spettacolare, forse un po’ troppo sottolineata dalla musica ritmata, è indiscutibile e conquista gli spettatori in un immaginario abbraccio solidale con i manifestanti. Un’operazione coraggiosa, un film che merita di essere diffuso e visto il più possibile.

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