Dopo avere tenuto sul tema numerose conferenze, René Guénon aveva pubblicato nel 1921 il suo primo libro, la Introduzione generale agli studi delle dottrine induiste, confermandosi come figura chiave negli studi tradizionali in Francia, e trovandosi spesso al centro di violente controversie che investivano tanto il suo pensiero quanto le sue opere. Negli anni seguenti sarebbero usciti, tra l’altro, Teosofia: storia di una pseudo-religione (1921), L’errore dello spiritismo (1923), Oriente e Occidente (1925), L’uomo e il suo divenire secondo il Vêdânta (1925), e il notevolissimo L’esoterismo di Dante (1925).

La Adelphi, che ha dedicato a Guénon una lunga fedeltà già a partire dagli anni Settanta, manda ora in libreria, nel formato dei Microgrammi, La metafisica orientale (traduzione di Svevo D’Onofrio, pp. 46, € 5,00), testo di una conferenza tenuta alla Sorbona il 17 dicembre 1925. Come nelle opere maggiori l’articolazione del discorso si riferisce a «un identico fondo che si ritrova sempre e ovunque, o perlomeno ovunque vi sia una vera metafisica, e questo per la semplice ragione che la verità è una».

Instancabile nel denunciare la decadenza dell’Occidente nella sfera del sacro, dove «la metafisica è qualcosa di dimenticato, di generalmente ignorato, di quasi interamente perduto», Guénon individua quindi nell’Oriente il territorio di quel pensiero metafisico, che in Occidente è stata negato, parlando anche di un esoterismo cristiano (altro tema principale della sua opera), «di cui i moderni per lo più non sospettano nemmeno l’esistenza».

Avendo perduto i suoi principi metafisici, l’Occidente sarebbe esposto a un pericolo massimo, cui è condannato da se stesso, e dalla sua smania di progresso tecnico, che elimina sempre di più la dimensione spirituale, a favore di una trasformazione dell’intera esistenza in relazioni basate su scambi economici, e nell’adozione di simboli di successo vacui e vani. Scopo e missione dell’esistenza di Guénon, la cui opera è stata spesso oggetto di critica da più parti, è la rivendicazione della metafisica come vera esperienza del sapere: «conoscenza per eccellenza, la quale sola, come dicono i testi sacri dell’India, è interamente vera, assoluta, infinita e suprema».

La sua visione non era meramente teorica: nel 1930 alla ricerca di una iniziazione tradizionale, Guénon decise di recarsi al Cairo e di entrare a fare parte dell’Islam. Poco dopo lo seguì Valentine de Saint Point, già poetessa e scandalosa teorica della libertà sessuale con il Manifesto futurista della lussuria, che si dedicò a un’esistenza spirituale.

Guénon sposò la figlia dello shayck Muhammad Ibrahim, da cui ebbe quattro figli, si dedicò allo studio e alla meditazione, scrivendo moltissimo e pubblicando sulle maggiori riviste internazionali di studi tradizionali. Dai suoi articoli, editi e inediti, dopo la sua scomparsa nel 1951, vennero tratti dieci volumi dedicati a diverse linee della spiritualità.