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Canada vs. India: dodici diplomatici espulsi

Canada vs. India: dodici diplomatici espulsiJustin Trudeau e Narendra Modi a New Delhi – Ap/Sean Kilpatrick

Asia/America Dopo l'omicidio del cittadino canadese di origini punjabi Hardeep Singh Nijjar Ottawa caccia i 6 funzionari che avevano rifiutato di collaborare con le indagini

Pubblicato circa 8 ore faEdizione del 16 ottobre 2024

Dodici diplomatici espulsi, sei per parte, e accuse pesantissime che sembrano uscite da un romanzo di Le Carré. Questa settimana i rapporti diplomatici tra Canada e India hanno toccato il fondo, ma stando a quanto divulgato lunedì 14 ottobre dalle autorità canadesi, è probabile che ci sia margine per continuare a scavare.

PER LA POLIZIA canadese almeno sei membri del personale diplomatico indiano di stanza in Canada sarebbero coinvolti in un’associazione a delinquere coordinata direttamente da New Delhi per minacciare e uccidere cittadini canadesi di origine indiana attivi negli ambienti separatisti della diaspora punjabi.
Con ottocentomila cittadine e cittadine di fede sikh, il Canada è il primo Paese fuori dall’India per popolazione di origine punjabi e nella comunità esistono alcune organizzazioni non governative che spingono per la secessione dello Stato del Punjab dall’India e la formazione del Khalistan, uno Stato autonomo per i fedeli al sikhismo. Nel giugno del 2023 un cittadino canadese di origine punjabi, Hardeep Singh Nijjar, era stato ucciso da ignoti nei pressi di Vancouver, dove viveva ed era noto per il suo attivismo pro Khalistan. Tre mesi dopo, il primo ministro canadese Justin Trudeau in parlamento aveva detto che i servizi di intelligence canadesi avevano raccolto «prove credibili» che collegavano il governo indiano all’assassinio di Nijjar, scatenando le proteste indignate di New Delhi.

Alla fine di settembre 2024 la polizia canadese aveva cercato di interrogare sei funzionari del corpo diplomatico indiano di stanza in Canada, compreso l’ambasciatore Sanjay Kumar Verma, per chiedere conto della ricostruzione messa a punto dai servizi canadesi.
Secondo Ottawa, da anni numerosi funzionari diplomatici indiani avrebbero estorto con intimidazioni informazioni sensibili su presunti «separatisti khalistani» col passaporto canadese, minacciando famiglie e membri della comunità.

LE INFORMAZIONI sarebbero poi state trasmesse a New Delhi, dove la Research and Analysis Wing (Raw, i servizi segreti esteri indiani) avrebbe prima identificato gli obiettivi da colpire e si sarebbe poi servita di sicari e malavitosi in Canada legati a un’organizzazione mafiosa indiana – la Bishnoi gang – per neutralizzare cittadini canadesi considerati «terroristi separatisti».
In un articolo pubblicato lunedì 14 ottobre sul Washington Post si legge che secondo alcuni funzionari canadesi, protetti da anonimato, tutte le operazioni di «repressione transnazionale» sarebbero state autorizzate da «un alto funzionario della Raw» e da Amit Shah, ministro dell’interno indiano e braccio destro storico di Narendra Modi.

Alla richiesta di interrogare sei funzionari indiani come «persone informate sui fatti», New Delhi ha fatto valere l’immunità diplomatica. Le autorità canadesi allora hanno disposto l’espulsione dei sei diplomatici, seguita a stretto giro da un controcomunicato del ministero degli Esteri indiano secondo cui i diplomatici non sarebbero stati espulsi dal Canada, ma sarebbero stati richiamati dall’India per sottrarli al clima di «estremismo e violenza che le azioni del governo Trudeau hanno creato».
Subito dopo, le autorità indiane hanno espulso dal Paese sei diplomatici canadesi, compreso il facente veci di ambasciatore Stweart Wheeler.

Lunedì 14 ottobre il primo ministro Trudeau ha dichiarato alla stampa locale: «Penso sia ovvio che il governo indiano abbia commesso un errore fondamentale a pensare di poter appoggiare attività criminali contro i canadesi, su suolo canadese. Che siano omicidi, estorsioni o altri atti violenti, è assolutamente inaccettabile».

LO STESSO giorno, il ministero degli Esteri indiano ha chiarito che per l’India le accuse canadesi sono «assurde» e parte dell’«agenda politica del governo Trudeau incentrata sui pacchetti di voti (della minoranza sikh canadese, ndr)».
Il mese prossimo in Canada si aprirà il processo ai quattro presunti killer di Nijjar, arrestati nei mesi scorsi dalla polizia canadese.

L’intera vicenda è legata a un altro tentato omicidio sventato dalle forze dell’ordine statunitensi l’anno scorso. L’obiettivo era Gurpatwant Singh Pannun, avvocato statunitense sikh di origini punjabi punto di riferimento del separatismo khalistani in tutto il Nordamerica. Le polizie federali avevano infiltrato due uomini nel commando di assassini raccogliendo per mesi prove che, secondo Washington, portano dritte ai vertici della Raw indiana, delineando un piano di repressione del separatismo sikh dal respiro transnazionale.

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