Dall’India operai inesperti, imprenditori arrabbiati. Nuovo bando a New Delhi
Israele Dopo la cacciata dei palestinesi post 7 ottobre, i governo israeliano si è rivolto a sostituiti indiani. «Alcuni di loro non sapevano nemmeno tenere in mano un martello»
Israele Dopo la cacciata dei palestinesi post 7 ottobre, i governo israeliano si è rivolto a sostituiti indiani. «Alcuni di loro non sapevano nemmeno tenere in mano un martello»
La stampa indiana ha reso noto che il governo di Israele ha inoltrato all’India una nuova richiesta di lavoratori indiani da impiegare nei settori edile e infermieristico locali. Si tratta di figure professionali che andranno a sostituire gli oltre centomila lavoratori palestinesi che Tel Aviv, un mese dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, aveva deciso di espellere dai cantieri e dagli ospedali del Paese per «ragioni di sicurezza».
La domanda è stata formulata dall’agenzia governativa Israel’s Population, Immigration, and Border Authority e in India verrà gestita sul campo dalla National Skill Development Corporation, no-profit pubblica diramazione del ministero dello sviluppo delle competenze e dell’imprenditoria indiano.
Si tratta di un meccanismo già entrato in funzione nel novembre 2023, quando una prima richiesta di lavoratori analoga aveva avviato gli ingranaggi del reclutamento negli stati di Haryana, Uttar Pradesh e Telangana per individuare 20mila manovali indiani disposti a lasciare il Paese a fronte di uno stipendio che sfiora i duemila euro al mese; cifra eccezionale, per gli standard dell’edilizia indiana.
ALL’EPOCA le sigle sindacali indiane avevano attaccato il governo presieduto da Narendra Modi, denunciando il trattamento della forza lavoro indiana «come fossero delle merci» ed estendendo solidarietà alla causa palestinese. Ma alla fine gli ottimi rapporti tra l’India di Modi e l’amministrazione Netanyahu hanno prevalso e progressivamente ventimila lavoratori indiani hanno raggiunto il loro nuovo posto di lavoro in Israele.
Le selezioni erano state suddivise in due flussi: uno G2G, cioè gestito direttamente da funzionari dei due governi, e uno B2B, delegato ai rispettivi settori privati sotto la supervisione del ministero degli esteri indiano. Ma a distanza di alcuni mesi sembra che le cose non siano andate come auspicato e in molti casi gli imprenditori israeliani hanno manifestato insoddisfazione per la qualità della forza lavoro indiana. In uno speciale del quotidiano Indian Express si legge che, secondo il presidente della Union Association of Foreign Employment israeliana Eldad Nitzen, «attraverso il flusso G2G sono arrivati degli indiani molto giovani, molti ventenni che non avevano mai lavorato in un cantiere. Provenivano dall’agricoltura o facevano i parrucchieri, alcuni non sapevano nemmeno tenere in mano un martello».
L’ACCORDO prevedeva l’assunzione vincolata di lavoratori specializzati: muratori, fabbri, piastrellisti, stuccatori. Ma a fronte di centinaia di giovani senza alcuna esperienza in quei settori, gli imprenditori israeliani hanno fatto pressioni per poter ridestinare gli operai indiani ad altre mansioni meno specializzanti.
Amresh Madeshiya, muratore originario del Bihar di 44 anni, ha raccontato a Indian Express: «Mi sono ritrovato a passare la scopa, trasportare sacchi di cemento e tondini di ferro e ho pensato: sono venuto fin qui per spaccarmi la schiena con questi lavori?». Ad agosto Madeshiya è rientrato in India.
Non è chiaro se le falle nel meccanismo di selezione siano dovute a un deficit di chiarezza nei requisiti fissati dall’agenzia israeliana o se il sistema clientelare dell’amministrazione pubblica indiana abbia chiuso un occhio sui risultati delle prove pratiche che tutti i candidati dovrebbero sostenere. Nonostante si sia trattato di poche centinaia di episodi, pare che la reputazione dei lavoratori indiani in Israele sia stata già compromessa, spingendo molti imprenditori a cercare manovali provenienti da Vietnam, Thailandia o Sri Lanka.
UNA TENDENZA che ora New Delhi ha intenzione di invertire, garantendo a Israele un processo di selezione più rigoroso. L’offerta d’altronde non manca: nell’anno fiscale 2023-2024 il tasso di disoccupazione in India ha toccato l’8 per cento, il dato peggiore degli ultimi 45 anni, e a parità di mansione un operaio indiano in Israele guadagna anche venti volte di più.
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento