Regionali 2024, il grande risiko. Pd e 5S cercano di fare fronte comune
La vicepresidente del Pd Chiara Gribaudo
Politica

Regionali 2024, il grande risiko. Pd e 5S cercano di fare fronte comune

Regionali Accordo fatto solo in Abruzzo. In Sardegna in pole la grillina Todde. In Umbria lo stop di Movimento e rossoverdi: «I sindaci dem non trattino con Bandecchi». Gribaudo in corsa in Piemonte, ma ha un rivale tra i dem e alleati ancora riluttanti. Il suo appello: «Divisi si perde, dobbiamo trovare un'intesa contro l'estrema destra»
Pubblicato 12 mesi faEdizione del 18 ottobre 2023

Il centrosinistra (per ora) sorride solo in Abruzzo. Solo in questa regione, infatti, tra le cinque al voto nel 2024, si è già formata una coalizione stabile con Pd, M5S e altre forze di sinistra e di centro, con un candidato che ha messo d’accordo tutti: si tratta dell’ex rettore di Teramo Luciano D’Amico, economista, cui toccherà a marzo il compito di sfidare il governatore uscente di Fdi Marco Marsilio.

TIRA ARIA DI ACCORDO anche in Sardegna, dove Pd, M5S e i progressisti di Massimo Zedda vanno verso la candidatura della grillina Alessandra Todde, già sottosegretaria e poi viceministra allo Sviluppo nei governi Conte 2 e Draghi. A crearle problemi potrebbe essere l’ex governatore Pd Renato Soru, che ha manifestato l’intenzione di riprovarci, ma i dem sardi gli hanno fatto sapere che non sono disponibili a fare le primarie.E che la coalizione viene prima di tutto.

Soru, che è tornato molto attivo sulla scena politica regionale, potrebbe decidere di correre in solitaria. Ma la figlia Camilla consigliera comunale Pd a Cagliari, lo frena: «Non condivido alcun tentativo personalistico di affermare la propria candidatura a costo di mettere a rischio l’unità della coalizione». La speranza del centrosinistra è che gli avversari confermino il governatore uscente Christian Solinas, del partito sardo d’Azione ma in quota Lega, che viene ritenuto «debole» anche dai suoi alleati. In alternativa le destre potrebbero candidare il sindaco di Cagliari Paolo Truzzu di Fdi, ma anche Forza Italia vorrebbe dire la sua.

SITUAZIONE PIÙ ingarbugliata in Piemonte (voto previsto a giugno insieme alle europee), dove ancora non c’è neppure una coalizione. Il Pd ad oggi ha due possibili candidati: il consigliere ragionale Davide Valle, molto vicino al sindaco di Torino Stefano Lo Russo e la vicepresidente Chiara Gribaudo: il primo di area Bonaccini, la seconda tra i fedelissimi di Schlein. Fino a pochi giorni fa la candidatura di Valle sembrava in pole position, dando per persa l’alleanza col M5S. A quel punto Gribaudo ha dato la sua disponibilità a candidarsi per tentare di mettere insieme tutte le forze alternative al governatore in carica Alberto Cirio del centrodestra.

Ci sono stati contatti con la ex sindaca Chiara Appendino, ma il partito di Conte non ha ancora dato il via libera ad una alleanza coi dem. Così per Azione, diviso tra chi (il commissario Enrico Costa) simpatizza per Cirio e chi invece guarda al centrosinistra. Gribaudo, che ha organizzato una convention per sabato 21, chiama i potenziali alleati a un campo largo: «Non credo che Azione possa allearsi con chi, anche in Piemonte, sta con Orban e ha simpatie filorusse piuttosto nette», ha detto ieri alla Stampa. E poi, rivolta, al M5S: «Mi auguro che Conte e Appendino sentano la responsabilità della sfida e l’occasione di battere insieme Cirio e Meloni».

E spiega al manifesto: «Non mi rassegno a considerare chiusa la partita, e divisi si perde sicuramente. Il mio obiettivo è fare fronte comune contro una destra sempre più ideologica e facinorosa: se viene fuori un nome più in grado di unire farò un passo indietro». Resta il tema delle possibili primarie. Il segretario del Pd Piemonte Mimmo Rossi dice: «Ad oggi non ci sono le condizioni per evitarle». Decisivo sarà il parere del Pd nazionale: non è escluso infatti che, in cambio di un via libera a Todde in Sardegna, Conte e Schlein decidano che in Piemonte tocca al Pd. E, in quel caso, le chance di Gribaudo salirebbero.

ANCORA PIÙ CONFUSIONE sotto i cieli dell’Umbria, dove si voterà in autunno. La governatrice uscente della Lega Donatella Teseinon è in discussione. Ieri M5S, sinistra e verdi hanno deciso di congelare le trattative col Pd sia sulle regionali che sulle comunali di Perugia e Foligno dopo ripetute voci che volevano alcuni sindaci dem (a partire da quello di Narni Stefano Bigaroni e dal collega di Baschi) in trattativa con il collega di Terni Stefano Bandecchi per affidare a un suo fedelissimo, Lorenzo Filippetti, la guida della società idrica, in cambio della presidenza della Provincia per un dem.

«Chi scende a patti con il partito di Bandecchi non sarà più nostro interlocutore», l’ultimatum di 5S e rossoverdi, firmato anche dalla deputata Elisabetta Piccolotti. «Non è possibile, per il Pd, ipotizzare accordi politici di qualsiasi genere con Stefano Bandecchi», la replica dei parlamentari dem Walter Verini e Anna Ascani. Domani si vota per la società idrica. Se dovesse spuntarla Filippetti, per i giallorossi si metterebbe male. Dal Nazareno è partito un forte pressing verso il segretario regionale Tommaso Bori per imporre ai sindaci ribelli di interrompere qualsiasi dialogo con Bandecchi.

ACQUE AGITATE ANCHE in Basilicata, dove i dem sono divisi e l’alleanza con il M5S è ancora in bilico. Il principale nome che circola è quello del dirigente delle coop bianche Angelo Chiorazzo, sui cui i grillini non hanno ancora dato il via libera. Si muove anche l’ex governatore Marcello Pittella, ora passato con Azione. In bilico anche il governatore uscente di Fi Angelo Bardi: il suo partito lo difende, ma Lega e Fdi non hanno ancora dato l’ok alla ricandidatura.

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