Politica

Campania, ok al terzo mandato. Schlein contro De Luca

Vincenzo De Luca - foto AnsaVincenzo De Luca – Ansa

Regionali I consiglieri dem votano a favore, la segretaria furiosa: «Non cacciamo nessuno, ma non sarà il nostro candidato». Congelato lo scontro, si tratta per un accordo (molto difficile) col governatore sul successore

Pubblicato circa un'ora faEdizione del 6 novembre 2024

Lo scontro tra il Pd nazionale e i consiglieri regionali della Campania è solo congelato. Al Nazareno non vogliono alimentare altre polemiche prima del voto di metà novembre in Emilia- Romagna e Umbria, ma il clima è rovente. Ieri il consiglio regionale della Campania ha votato la nuova legge elettorale che prevede il limite dei due mandati (oltre a uno sbarramento al 2,5% e alla ineleggibilità anche per i sindaci sotto i 5000 abitanti), ma solo da quando la legge entrerà in vigore: dunque De Luca, che si è presentato in aula con un corno rosso portafortuna, potrà ricandidarsi alle regionali del 2025. Con o senza Pd. Di 8 consiglieri dem, in 7 hanno votato sì, una si è astenuta (Bruna Fiola). Risultato: 33 sì, 16 no di centrodestra e M5S e una astensione.

Lapidaria Schlein, che nei giorni soccorsi aveva tentato di convincere i dem a stoppare la richiesta di De Luca: «Possono votare tutte le leggi regionali che vogliono, ma questo non cambia la posizione del Pd, che non supporterà i presidenti uscenti per un terzo mandato. Per noi il limite di due mandati per quel tipo di carica è equilibrato». E ancora: «Se qualcuno era abituato diversamente, è bene che si adegui al cambiamento. Perché io sono stata votata per questo».
E ora che succede nel rapporto con De Luca e i consiglieri ribelli? Non abbiamo neanche gli strumenti per espellere o stracciare tessere», ha detto alla festa di Domani.

«Vincenzo De Luca non sarà il candidato presidente sostenuto dal Pd alle prossime regionali», mette in chiaro il responsabile organizzazione dem Igor Taruffi. Le elezioni sono previste a fine 2025, ma potrebbero slittare ai primi mesi del 2026 se interverrà una legge nazionale per consentire a Zaia (si vota anche in Veneto, Toscana e Puglia) di terminare il suo lavoro per le Olimpiadi invernali Milano-Cortina.

I dem hanno quindi un anno per trovare una soluzione, che può passare anche da un accordo con De Luca sul candidato alla sua successione (ad oggi molto improbabile); oppure uno scontro totale che vedrebbe tre candidati in pista. «L’approvazione della norma non è automaticamente la ricandidatura del presidente uscente», spiega il consigliere Pd Massimiliano Manfredi. «Il candidato lo definiremo con la coalizione e con la segreteria nazionale partendo da un assunto, che De Luca è un protagonista di questa stagione politica e che è suo dovere dare un contributo alla costruzione della prossima avventura: con il muro contro muro non si va nessuna parte».

«Se lavoriamo tutti insieme per costruire il “dopo”, con un programma chiaro che valorizzi anche le cose buone fatte e che punti al futuro, possiamo tornare a vincere», dice Schlein. Ma dovrà fare i conti l’ostinazione del governatore. Difficile, a questo punto, che il candidato possa essere un 5 stelle come Roberto Fico: i dem ragionano su un civico come il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi. E non si esclude che la scelta possa cadere su di lui, anche se il sindaco intende candidarsi nel 2026 per un secondo mandato in Comune ed è in pole per la guida dell’Anci. Il discrimine sarà l’accordo con De Luca. Il sottosegretario agli Esteri Edmondo Cirielli (Fdi) annuncia che il governo «impugnerà la norma» davanti alla Consulta. Ma il sottosegretario Alfredo Mantovano frena: «Adesso vediamo…».

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