Campania, sì al lodo De Luca. Il Nazareno rimanda lo scontro
Regionali I consiglieri regionali aprono la porta al terzo mandato. E abbassano lo sbarramento al 2,5%
Regionali I consiglieri regionali aprono la porta al terzo mandato. E abbassano lo sbarramento al 2,5%
Il Pd campano va per conto suo rispetto alla linea della segreteria nazionale. E sposa il progetto di Vincenzo De Luca di candidarsi per il terzo mandato come presidente della giunta regionale. Ieri mattina la maggioranza composta dai deluchiani (gli eletti cinque anni fa con le varie liste collegate al presidente) e dai consiglieri dem ha approvato un documento politico dove si mette nero su bianco che nel consiglio regionale in calendario il 5 novembre si voterà sì alla proposta di legge Sommese. È quella che recepisce la norma nazionale del 2004 sul limite dei due mandati, ma che permetterebbe a De Luca di ricandidarsi perché sancirebbe l’inizio dei mandati dall’approvazione della legge in avanti.
NEL DOCUMENTO politico si precisa altresì che la votazione di ieri non indica il candidato presidente e che quest’ultimo sarà scelto in un secondo momento. La specifica potrebbe apparire poco più che una foglia di fico per evitare la contestazione di una legge ad personam, perché è notorio che De Luca punta al terzo mandato e che questo è il tema del contendere con il Pd nazionale. Del resto l’escamotage è stato proposto proprio dal governatore per offrire un paravento ai consiglieri.
NELLA SERATA di ieri fonti di primo piano del Nazareno preferivano valorizzare proprio questo passaggio del documento: «Per la prima volta i nostri consiglieri regionali fanno riferimento alla circostanza che la scelta del candidato presidente avverrà in un secondo momento e lo fanno in un documento che è stato firmato anche da De Luca». In altri termini, la speranza è che il presidente uscente faccia un passo indietro. Nel fronte locale una crepa c’è: la posizione della maggioranza del consiglio regionale campano a favore della legge che apre al terzo mandato non è stata condivisa solo da Bruna Fiola. Un dissenso, il suo, probabilmente determinato da motivi familiari prima ancora che politici. Suo padre Ciro, infatti, che è il presidente uscente della Camera di Commercio di Napoli e che 5 anni fa portò a De Luca un consistente pacchetto di voti, è da tempo in rotta col presidente della giunta perché ritiene che lo stia ostacolando con ogni mezzo nella corsa alla riconferma al vertice dell’ente camerale. Fiola a parte (lei ha comunque precisato che resta lealmente vicina alla maggioranza) sono stati tutti compatti.
La redazione consiglia:
Campania, Schlein stoppa il blitz sul terzo mandatoDE LUCA ha partecipato alla riunione per una ventina di minuti. Ha rivendicato i risultati conseguiti e ha sostenuto che il Pd nazionale, nel porre veti alla sua ricandidatura, rischia di consegnare la Campania ad Antonio D’Amato. Potrebbe essere l’ex presidente degli industriali, secondo quanto ha raccontato ai suoi il governatore, il candidato del centro destra, se lui non sarà della partita. Nel corso della riunione di maggioranza si è deciso anche di votare sì il 5 novembre alla proposta di legge targata Mario Casillo, capogruppo del Pd, sulla modifica della legge elettorale. Resta l’introduzione dell’obbligo anche per i sindaci dei piccoli comuni di dimettersi in caso si candidino a consiglieri, ma si è trovata una intesa sul termine temporale. Le dimissioni dovrebbero essere presentate non più sei mesi prima della candidatura, come nel testo originario, ma 90 giorni. La modifica, peraltro, non ha placato le ire dell’Anci Campania, contraria in toto alla incompatibilità. Ieri ha minacciato ricorsi in tribunale.
RIMANE, ma è stata ritoccata (dal 3% al 2,5%) la soglia di sbarramento introdotta anche per le liste elettorali collegate al candidato presidente. Un ribasso, quest’ultimo, che parrebbe confermare il successo su tutta la linea di De Luca e dei suoi fedelissimi rispetto al Nazareno. D’altronde, se si guarda alla composizione attuale del consiglio regionale campano, sono diversi i membri che, pur se formalmente del Pd, legano ormai i propri destini politici soprattutto alla fedeltà verso De Luca.
IL PRESIDENTE Gennaro Oliviero, per esempio, che sa già che non sarà ricandidato dal suo partito. Francesco Picarone, deluchiano di ferro. Erasmo Mortaruolo, vicino all’ex deputato Umberto Del Basso De Caro, che ha ricucito i rapporti con l’attuale presidente della giunta campana. In serata, poi, la legge che renderebbe possibile il terzo mandato è stata approvata anche dalla I commissione. Strategicamente assenti Massimiliano Manfredi (il fratello di Gaetano, sindaco di Napoli) e Maurizio Petracca, l’unico in aula del Pd era Mortaruolo e ha votato sì. Sono passate in commissione pure la soglia di sbarramento al 2,5% per tutte le liste e l’obbligatorietà per i sindaci di dimettersi tre mesi prima dalla candidatura.
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