Regione Campania, verso il sì al terzo mandato ma cova la rivolta a De Luca
Verso le amministrative Per Elly Schlein il voto in consiglio non ha valore poiché il Pd non presenterà il governatore uscente alle prossime elezioni. Ai consiglieri offre la scelta condivisa del candidato. La presa deluchiana sul partito locale vacilla
Verso le amministrative Per Elly Schlein il voto in consiglio non ha valore poiché il Pd non presenterà il governatore uscente alle prossime elezioni. Ai consiglieri offre la scelta condivisa del candidato. La presa deluchiana sul partito locale vacilla
Questa mattina va in Consiglio regionale la proposta di legge, già approvata in I Commissione sabato scorso, che, se approvata, permetterà a Vincenzo De Luca di ricandidarsi per il terzo mandato alla presidenza della giunta regionale della Campania. Nel recepire la norma nazionale con 20 anni di ritardo, prevede che «non è immediatamente rieleggibile alla carica di Presidente della Giunta regionale chi, allo scadere del secondo mandato, ha già ricoperto ininterrottamente tale carica per due mandati consecutivi» ma stabilisce anche che «ai fini dell’applicazione della presente disposizione, il computo dei mandati decorre da quello in corso di espletamento alla data di entrata in vigore della legge».
È il provvedimento al centro della contesa tra De Luca e la segretaria nazionale dem Schlein. L’uno fermamente convinto a riproporsi, l’altra irremovibile sul no al terzo mandato. In aula stamane non dovrebbero esserci sorprese e il testo dovrebbe passare. Voteranno sì tutti i consiglieri eletti con le varie liste a sostegno di De Luca e, se rispetteranno la posizione assunta sabato mattina nella riunione di maggioranza e sabato pomeriggio in I commissione, anche 7 degli 8 consiglieri regionali Pd. Tutti tranne Bruna Fiola. Se andrà così, la legge dovrebbe ottenere tra 32 e 33 preferenze, ben oltre la soglia della maggioranza che è a quota 26.
Voteranno contro i consiglieri del centro destra ed i 5s. Da domani, poi, le ipotesi saranno tre. La prima: De Luca prosegue sulla strada della terza candidatura e va allo scontro con Schlein e il Nazareno. La segretaria nazionale ripete infatti ad ogni piè sospinto che non c’è spazio per derogare alla regola che ci si è dati anche per Emiliano e Bonaccini. Cosa accadrà a quel punto nel Pd campano? Qualcuno potrebbe seguire il presidente in carica. Altri – il Nazareno è convinto che saranno la maggioranza – potrebbero fare appello al documento votato sabato in commissione anche da De Luca, che specifica che l’approvazione della legge sul doppio mandato non implica la scelta del candidato alla presidenza, da rimandare a una fase successiva.
Questa è la strada immaginata a Roma: dopo oggi, potrebbero abbandonare De Luca nella sua corsa e convergere sul candidato alla presidenza che sarà individuato nei prossimi mesi dallo schieramento di centro sinistra di concerto tra il partito locale e quello nazionale. Forse il 5s Roberto Fico (ma gira anche il nome di Sergio Costa). Del resto tra i consiglieri c’è Massimiliano Manfredi, suo fratello è sindaco di Napoli e fa affidamento anche sul Pd nazionale per dare la scalata all’Anci. Il capo gruppo Mario Casillo, poi, ha sempre avuto rapporti difficili con De Luca che non l’hai mai voluto nominare assessore.
Altro scenario, da incubo per Schlein: molti del Pd campano seguono De luca. Al Nazareno ci credono poco, sia per i contatti che sono intercorsi nei giorni scorsi con i consiglieri, sia perché sanno che la vicinanza a De Luca, anche da parte dei suoi storici fedelissimi interni al partito, sarebbe quanto meno intiepidita dalla incertezza del risultato elettorale di quest’ultimo senza il Pd. Terza ipotesi è che De Luca, incassato il successo dell’approvazione della legge che renderebbe possibile la sua ricandidatura, faccia tra qualche mese un passo indietro, magari in cambio di una qualche contropartita. Però fonti vicine al presidente lo escludono.
Oggi va in consiglio regionale anche la proposta di legge, a iniziativa del capogruppo Pd Casillo, che elimina il limite del 65% del premio di maggioranza, introduce una soglia di sbarramento al 2,5% per tutte le liste, comprese quelle legate al presidente, riduce il numero di firme necessarie per la presentazione delle stesse e sospende – a partire dalla prossima Legislatura – il consigliere che sarà eletto assessore. Sancisce inoltre la ineleggibilità dei sindaci dei Comuni campani, prevedendo l’obbligo, in caso di candidatura alle elezioni regionali, di dimissioni tre mesi prima del termine della legislatura. La proposta di legge, approvata in I Commissione con il voto favorevole della maggioranza, quelli contrari del centrodestra e l’astensione dei 5s, ha suscitato le ire dell’Anci campana, che minaccia battaglia in tribunale.
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