La grande difficoltà, sia tecnica che politica, del governo Meloni sul «reddito di cittadinanza» si misura sul numero delle indiscrezioni fatte trapelare sui giornali. Tanto più si rimanda il giorno della comunicazione ufficiale di quante persone perderanno il sussidio, o subiranno un taglio cospicuo dell’assegno, tanto più si moltiplicano le anticipazioni informali su questo o quell’altro giornale. L’ultima è circolata ieri e conferma, in generale, che l’Isee sarà abbassato dagli attuali 9.360 euro a 7.200 euro tagliando fuori circa un terzo della platea degli attuali beneficiari.

Questo significa escludere all’incirca un milione di persone da un sussidio che ha raggiunto solo il 44% dei «poveri assoluti». Non solo, stando alle ultime voci, l’assegno mensile medio sarà tagliato da 375 di cui si è parlato in queste settimane a 350 euro, il 30% in meno rispetto ai poco più dei 500 euro medi attuali. Cambierà la scala di equivalenza per i minori, ma ci potrebbero essere ripensamenti. In un mondo in cui la vita dei poveri è trasformata in un acronimo, il «nuovo» sussidio si dovrebbe chiamare « Garanzia per l’ìnclusione attiva» e non Mia («misura inclusione attiva»). Alla prossima puntata.