Con una risoluzione passata con 411 voti a favore (129 contrari e 31 astensioni) ieri il Parlamento europeo ha espresso viva inquietudine per la recente approvazione, da parte della Commissione, del piano di rilancio della Polonia, malgrado il non rispetto della norma della “condizionalità” con le regole dello stato di diritto.

I fondi, che erano stati bloccati a causa del non rispetto da parte del governo di Varsavia dell’indipendenza della giustizia, dovrebbero cominciare a venire versati dalla fine di quest’anno, con una prima tranche di 4 miliardi, sui 35,4 miliardi che il NextGenerationEu ha attribuito alla Polonia (23,9 miliardi di sovvenzioni, 11,5 di prestiti). L’Europarlamento esorta anche il Consiglio, che ha un mese di tempo, a non approvare la decisione della Commissione.

IL 6 GIUGNO SCORSO una mozione di censura contro la Commissione era stata presentata da tre parlamentari del gruppo liberale Renew, per contestare il via libera di Bruxelles al versamento dei fondi del piano di rilancio malgrado continui la violazione da parte di Varsavia dell’articolo 2 sullo stato di diritto e l’indipendenza della giustizia. La Polonia, del resto, resta sotto la procedura dell’articolo 7, per “rischio grave” di violazione dello stato di diritto, aperta dalla Commissione nel 2017. Con questa decisione della Commissione favorevole alla Polonia, solo l’Ungheria resta esclusa dal piano di rilancio.

Il 2 giugno scorso, la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, aveva giustificato l’apertura a Varsavia con il fatto che la Polonia sta accogliendo migliaia di profughi ucraini e che il paese è tra i principali bersagli del ricatto della Russia sull’energia. Ma von der Leyen aveva posto delle condizioni: entro fine giugno, il governo di Varsavia dovrebbe abolire la camera disciplinare dei giudici e sostituirla con un organismo indipendente e la sospensione dei magistrati dovrebbe essere rivista. A fine 2023, inoltre, la Polonia dovrà dare la “garanzia” che le procedure di revisione delle sospensioni dei giudici sono state tutte ultimate e dovrà “provare” che i magistrati licenziati illegalmente sono stati tutti reintegrati.

MA L’EUROPARLAMENTO non crede alle promesse del Pis al governo e teme un’operazione “cosmetica”, solo di facciata. Ieri, all’Europarlamento, i Verdi hanno sottolineato che la solidarietà con l’Ucraina non ha nulla a che vedere con il piano di rilancio. La Commissione, invece, ricorda che il blocco dell’accesso della Polonia ai fondi del piano di rilancio era stato deciso per difendere gli interessi della Ue (per non ledere i diritti dei cittadini europei), non per difendere lo stato di diritto.

Bruxelles si giustifica affermando che la Polonia resterà sotto osservazione, che ci saranno valutazioni prima del versamento di ogni nuova tranche. Secondo il programma presentato a Bruxelles, la Polonia dovrebbe utilizzare i 35,4 miliardi del Recovery per liberare l’economia dalla produzione di Co2, per rafforzare l’indipendenza energetica del paese (5 miliardi sono destinati allo sviluppo delle energie rinnovabili), per la transizione digitale, per le riforme della sanità e del lavoro.