Il giorno dopo la grande apprensione per il presunto attentato al Cremlino, la frase più rassicurante la scrive il capo della Wagner: «Posso dire che l’uso di armi nucleari in risposta a un drone è, ovviamente, fuori discussione».

Sul suo canale Telegram, Evgeny Prigozhin ha commentato le voci che da ieri pomeriggio vagheggiavano una risposta «senza precedenti» del governo russo ai fatti di mercoledì. «Prima di tutto dobbiamo mettere alle strette il responsabile della guerra con i droni – ha scritto Prigozhin – Capire come ciò sia potuto accadere in linea di principio e poi fare ogni sforzo per renderci una potenza leader nello sviluppo della tecnologia dei droni e rispondere esattamente con lo stesso tipo di armamenti».

L’ultima frase è degna di nota e rappresenta al meglio lo stile caustico e iper critico del capo della Wagner contro l’establishment moscovita: «Così come stanno le cose al momento, sembriamo dei pagliacci che minacciano di ‘bombardare’ per un drone per bambini».

DAL LATO RUSSO, però, non la pensano tutti così. Secondo il portavoce di Putin, Dmitrij Peskov, ci sarebbe la guida nell’ombra degli Stati uniti dietro l’attacco al Cremlino. Ancora più diretto l’ambasciatore russo alle Nazioni unite, Anatoly Antonov: «Cosa farebbero gli americani se un drone colpisse la Casa bianca, il Campidoglio o il Pentagono? La risposta è ovvia per chiunque: la punizione sarebbe dura e inevitabile. La Russia risponderà a questo atto di terrorismo sconsiderato e arrogante. Risponderà quando lo riterrà necessario».

Da Washington il portavoce del Consiglio per la Sicurezza nazionale Usa, John Kirby, ha replicato che non solo gli Usa «non hanno niente a che fare» con l’attacco, ma che «quelle di Peskov sono solo bugie, pure e semplici».

«Gli Usa non incoraggiano, non sostengono e non forniscono supporto ad attacchi contro singoli leader», ha detto Kirby, sottolineando che la linea pubblica del suo governo (il divieto di utilizzare le armi ricevute dall’Ucraina per attaccare il territorio russo) è la stessa che i funzionari sostengono in privato. Dalla Cnn hanno anche fatto sapere che alti rappresentanti del governo di Kiev avrebbero contattato la Casa bianca per «negare il coinvolgimento diretto» dell’Ucraina nel presunto attentato.

DA PECHINO, invece, il ministro degli Esteri Mao Ning ha invitato tutti alla moderazione e ha ricordato che la posizione del suo governo «sulla crisi ucraina è coerente e chiara: tutte le parti dovrebbero evitare di intraprendere qualsiasi azione che possa aggravare ulteriormente la situazione».

Secondo una fonte del ministero della Difesa britannico intervistato da Sky news, Kiev non avrebbe avuto motivo di colpire il Cremlino: «Non avrebbe portato alcun vantaggio militare, tutti sanno che Putin non rimane al Cremlino. Semmai l’episodio è a favore della Russia, che cerca così di ottenere sostegno contro l’Ucraina». Di «portare la guerra in casa» e aumentare il sostegno della popolazione, soprattutto rurale, all’operazione militare speciale, parlano molti dei sostenitori che l’attacco sia una messa in scena.

Tra i primi il consigliere di Zelensky, Mikhailo Podolyak, che ha così ricostruito la dinamica dell’attacco su Twitter: «Il Cremlino, un drone, due persone sui gradini della cupola del Palazzo del Senato, una pausa di 12 ore prima della pubblicazione della notizia, i video simultanei da diverse angolazioni. Una messinscena assoluta».

Podolyak ricorda poi che «ciò che non è una messinscena e necessita di una vera reazione è l’assassinio di massa deliberato da parte della Russia di 23 civili a Kherson quello stesso giorno e il posizionamento di grandi volumi di esplosivo in una delle sale turbine della centrale nucleare di Zaporizhzhia. Decidete le vostre priorità».

IERI È STATO un giorno molto duro per le città ucraine, iniziato all’alba con «l’attacco russo più intenso del 2023» a Kiev, come ha scritto su Telegram il capo dell’amministrazione militare della capitale ucraina Sergiy Popko. Esplosioni e incendi nel quartiere Solomyan della capitale. Nonostante la grande potenza di fuoco dispiegata (si parla di 68 missili e 24 droni kamikaze), non si registrano vittime e i danni riportati sono minimi.

Anche Odessa è stata attaccata e, secondo il comando sud delle forze ucraine, sulle code dei velivoli sono state rinvenute scritte «Per Mosca, Per il Cremlino». I funzionari ucraini hanno dichiarato che l’allerta resta alta e che l’eventualità di nuovi bombardamenti nelle prossime ore resta alta.

Ma nuovi attacchi si sono verificati anche in territorio russo. Nella regione di Krasnodar un’altra raffineria è stata data alle fiamme da un drone nel porto di Novorossiysk. A Novgorod, in una base militare russa ieri pomeriggio è scoppiato un forte incendio dalle cause sconosciute. Anche a Mariupol si registra una forte esplosione «udita in tutta la città».

Intanto, dall’Aja, Zelensky ha incontrato i vertici della Corte penale internazionale: «Oggi all’Aja avremmo voluto vedere un altro Vladimir, quello che merita di essere condannato per i suoi crimini nella capitale del diritto internazionale. Sono sicuro che questo succederà, quando vinceremo e noi vinceremo!». Il presidente ucraino ha auspicato l’istituzione di un tribunale speciale per i crimini russi e accusato Mosca di «milioni» di attacchi nelle regioni del Donbass, dei fatti di Bucha, delle deportazioni, le torture e gli omicidi.