Nelle ore immediatamente posteriori al sisma una scarsa presenza di attori istituzionali è stata registrata sul terreno. Una cellula interministeriale di crisi é stata istituita all’indomani, ma si è dovuto attendere a martedì per una prima visita del monarca ai superstiti feriti, accolti nell’ospedale di Marrakech.

 Nel momento in cui si scrive, sono stati dichiarati 2.900 morti, 5.500 feriti e un numero imprecisato – o comunque non comunicato – di dispersi, dato destinato ad aumentare.

L’esercito e la Protezione Civile locale sono stati da subito dispiegati per avviare le azioni di soccorso, che continuano a procedere a fatica data la difficoltà di raggiungere i villaggi più isolati.

La cellula di crisi inaugurata il 9 settembre è presieduta dal monarca e il principe ereditario, coadiuvata dal capo di Governo Akhannouch, il Direttore generale della Sicurezza Nazionale Hammouchi, il ministro degli Interni, il ministro della Salute, il direttore generale della Sorveglianza Nazionale, alti gradi delle forze armate e della protezione civile e il Direttore della fondazione Mohamed V per la Solidarietà.

L’informazione era stata diffusa dall’Agenzia di Stampa marocchina all’indomani del sisma e riportata il giorno successivo (10/09) sui siti ufficiali del ministero della salute e delle finanze, con la segnalazione di un conto bancario creato appositamente per raccogliere i doni monetari provenienti dal Marocco e dall’estero.

Sempre il 10 settembre il ministero dei trasporti ha pubblicato un bollettino dello stato della circolazione stradale nella regione centrale del paese e il ministero dell’educazione ha dichairato la chiusura delle scuole nei villaggi maggiormente colpiti e l’inagibilità di più di 500 strutture educative nella regione coinvolta dal sisma, garantendo la volontà di mettere in atto le forze necessarie ad assicurare una continuità educativa. É utile ricordare che diverse questioni che riguardano proprio i programmi ministeriali, stabiliti e imposti sull’insieme del territorio nazionale, animano periodicamente il dibattito pubblico, soprattutto in relazione allo stato di alfabetizzazione delle aree interne : sebbene con la Costituzione del 2011 la ligua amazigh sia stata riconosciuta come lingua nazionale al pari dell’arabo, nessun tipo di insegnamento nelle scuole é previsto in amazigh, fattore che mette in difficoltà proprio quelle popolazioni rurali poco familiari all’utilizzo dell’arabo, al di là dell’ambito religioso.

Al di là di queste considerazioni, utili a discernere nel dettaglio il profondo divario anche culturale oltre che economico e ambientale, tra regioni costiere e aree interne, è peculiare notare l’assenza totale di qualsiasi dichiarazioni e considerazioni da parte del ministero dell’habitat e urbanismo.

Ma andando oltre allo scontato e dichiarato cordoglio nazionale per le migliaia di vittime, si ha l’impressione che l’urgenza dell’intervento per prestare soccorso e sperare di ritrovare dei sopravvissuti sia passata in secondo piano rispetto a delle necessità di altro tipo, che riguardano da un lato il governo e la famiglia reale, e dall’altro gli equilibri geopolitici. E come molto spesso per chi assiste impotente e si trova diversamente partecipe, dinnanzi a una criptata comunicazione istituzionale, segnata da cerimoniali, regole scritte e non scritte, gerarchie e segreti di palazzo, ci si ritrova immersi in chiacchiere da salotto, che riguarderebbero lo stato di salute del monarca, il quale si sarebbe trovato in Francia proprio quello scorso venerdi, ministri assenti dai « luoghi del delitto » poiché nessun rappresentante istituzioanle avrebbe diritto a visite e dichiarazioni ufficiali anteriori ad ogni iniziativa reale.

Di fatto, come riportato da diversi giornali, il ministro Akhannouch si era recato a Marrakech la scorsa domenica sotto istruzione precisa del re. Da citare peró, un altro visitatore notabile, in data 11 settembre, come riportato dal giornale Maroc Diplomatique: l’ambasciatore David Govrin, a capo dell’ufficio di contatto d’Israele a Rabat, si é recato in persona nella medina di Marrakech, iniziativa in contrasto con la riservatezza di altri organi diplomatici in attesa del via libera formale.

Quella che nella realtà dei fatti è una tragedia umanitaria e ambientale pare stia prendendo sempre di più i contorni di un affare diplomatico, con delle personificazioni nazionali quasi parodiche, al limite tra la commedia dell’arte e un qualsiasi Risiko da tavolo : l’altero Marocco che rifiuta gli aiuti della  Francia, a sua volta risentita e molto offesa per questo diniego, strilloni che annunciano la notizia dell’accettazione del sostegno dell’Algeria subito smentita, doni e forze in campo mobilitati da est ad ovest, quasi sospinti da un vento di levante…e la cara amica-nemica invadente Spagna, fisicamente presente sul suolo marocchino con le sue Ceuta e Melilla e l’annosa questione del Sahara Occidentale, unico attore d’oltre Mediterraneo autorizzato a prestare soccorsi.

E il tutto si traduce in una percezione molto violenta dell’antico divario tra la classe dirigente e il quarto stato, letteralmente schiacciato dal gigante Golia governativo.

Dopo un iniziale silenzio di youtuber e social networks, quasi vittime di una improvvisa censura, svariati video in rete non si sono fatti attendere a rendere cronaca di varie testimonianze ma soprattutto mancanze: villaggi interamente distrutti dove ogni tipo di intervento è affidato alla sola iniziativa dei singoli abitanti.

Le autorità marocchine hanno quasi subito dichiarato, in risposta e in ringraziamento all’offerta dei numerosi aiuti internazionali, che una valutazione sarebbe stata compiuta per evitare di ritrovarsi nella situazione di ingorgo e di sovragestione degli aiuti internazionali a discapito dell’emergenza.

É risaputo che ogni intervento in situazioni post-catastrofiche sia una lotta contro il tempo. Ma allora come si quantificherebbe il tempo vitale che la politica sta concedendo alle vittime del sisma? E come sarà il tempo della ripresa e della ricostruzione?