Razzismo, quello politico è più ambiguo, come negli anni Venti
Razzismo Ci sono stati autori, ancor oggi osannati dalla destra in doppio petto, che hanno invitato pubblicamente a discriminare certi gruppi etnici e contemporaneamente hanno scritto che il razzismo era una dottrina priva di qualsivoglia base scientifica. Il razzismo non è affatto per forza di cose una teoria biologica della politica. Esiste, cioè, anche il razzismo politico
Razzismo Ci sono stati autori, ancor oggi osannati dalla destra in doppio petto, che hanno invitato pubblicamente a discriminare certi gruppi etnici e contemporaneamente hanno scritto che il razzismo era una dottrina priva di qualsivoglia base scientifica. Il razzismo non è affatto per forza di cose una teoria biologica della politica. Esiste, cioè, anche il razzismo politico
A proposito del razzismo e delle politiche razziste esiste, purtroppo, un diffuso malinteso.
Si presume, infatti, che politiche discriminatorie siano il frutto esclusivo di ideologie e di prassi apertamente e dichiaratamente razziste. Ci si aspetta che tali politiche e che le ideologie che le sorreggono abbiano necessariamente bisogno di un qualche “Manifesto della razza” e di qualche intellettuale e scienziato disposto a dimostrare che “le razze esistono”.
Naturalmente, si deve sapere che il razzismo è anche questo. Ma la storia, e in modo particolare la storia italiana, ci insegna che il razzismo e le politiche discriminatorie hanno anche una origine diversa.
Ci sono stati autori, ancor oggi osannati dalla destra in doppio petto, che hanno invitato pubblicamente a discriminare certi gruppi etnici e contemporaneamente hanno scritto che il razzismo era una dottrina priva di qualsivoglia base scientifica.
Il razzismo non è affatto per forza di cose una teoria biologica della politica. Esiste, cioè, anche il razzismo politico.
Esiste fin dall’origine un dato caratteristico delle ideologie razziste: la loro profonda ambiguità, il porsi tra il dire e il non dire, tra l’affermazione e la smentita. Tratto caratteristico di queste ideologie è l’uso deliberato della menzogna, che è addirittura teorizzata come funzionale a descrivere ciò che è “verosimile”. C’è sempre un contesto internazionale che costituisce una camicia di forza per la “patria”, rettamente intesa. C’è sempre una “cospirazione” internazionale da debellare.
Il razzismo, dunque, è usato come deliberata arma di propaganda, ma non per fini puramente ideologici, quanto per promuovere attive politiche di aggressione: in particolare lo squadrismo dei primi anni Venti.
E fin dalle origini queste prassi discriminatorie hanno invocato“censimenti”: a cominciare dai cognomi e poi redigendo e pubblicando “elenchi” e poi avviando complesse procedure di “riconoscimento” e poi redigendo la geografia economica e istituzionale della “occupazione” che i gruppi avevano fatto e andavano facendo di certi lavori e di certe cariche, diventando quello che viene definito “uno Stato nello Stato”.
Tipico di queste ideologie è poi presentare proprio i gruppi discriminati come fomentatori di discriminazione, come i primi e i fondamentali “razzisti”, come gruppi che rifiutano l’integrazione.
Il razzismo politico stigmatizza, poi, le ideologie “umanitarie” e “cosmopolite”, che naturalmente nascondo ben circoscrivibili “interessi” o di gruppi o di nazioni.
La “epurazione” invocata di questi gruppi si è sempre accompagnata alla loro assimilazione ad altri gruppi che, in un modo o nell’altro, costituivano “uno Stato nello Stato”, dei “traditori”, naturalmente anch’essi da estirpare.
E prima di arrivare alla codificazione legislativa di politiche razziste e discriminatorie, la discriminazione ha cercato la via più semplice: farsi propaganda, titolo di giornale, intervista; poi farsi cemento ideologico di partito; in seguito farsi provvedimento amministrativo apparentemente indolore per la cornice legislativa che lo contiene; poi diventare provvedimento di ordine pubblico, così da criminalizzare il gruppo da discriminare; infine, quando le coscienze sono state abituate alla discriminazione, quando le voci discordi sono rese minoritarie, quando appare politicamente corretto e condiviso tutto quanto sopra descritto, il razzismo diventa codice, legge, organizzazione.
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