Il presidente cinese Xi Jinping ha incontrato ieri l’omologo iraniano Raisi, nella sua prima vista ufficiale in Cina da quando è entrato in carica nel 2021. Xi Jinping ha sottolineato: «Indipendentemente da come cambia la situazione internazionale e regionale, la Cina svilupperà fermamente la sua cooperazione con l’Iran e promuoverà il nuovo sviluppo del partenariato strategico globale Cina-Iran».

«La Cina – ha aggiunto Xi – sostiene l’Iran nella resistenza all’unilateralismo, si oppone alle forze esterne che interferiscono negli affari interni dell’Iran e ne minano la sicurezza e la stabilità». Sembra che il presidente cinese sia d’accordo con Teheran nel reputare le recenti manifestazioni di protesta un complotto architettato dai paesi nemici.

RAISI, da parte sua, ha affermato: «L’Iran spera di attuare il piano di Cooperazione globale Iran-Cina e accoglie con favore le aziende cinesi che investono in Iran». L’accordo di cooperazione, firmato tra i due paesi nel 2021 e che ieri ha preso il via con 20 memorandum d’intesa, include significativi investimenti cinesi nei settori chiave dell’Iran: energia, infrastrutture, ambiente, turismo, cooperazione militare.

Negli ultimi decenni i due paesi hanno sviluppato un partenariato ampio e profondo incentrato sul fabbisogno energetico della Cina e sulle abbondanti risorse iraniane, nonché su significativi legami economici non energetici, vendita di armi e cooperazione in materia di difesa e bilanciamento geo-strategico rispetto agli Stati uniti.

Ma sembrava che la Repubblica islamica non fosse rimasta soddisfatta dai risultati immediati dell’accordo: Pechino aveva accettato di iniettare 300-400 miliardi di dollari di investimenti diretti nelle industrie petrolifere, petrolchimiche e gas iraniane, ma i progressi sono stati lenti.

LE IMPRESE STATALI cinesi sarebbero state desiderose di essere coinvolte nello sviluppo delle infrastrutture del Corridoio Internazionale di Trasporto nord-sud (Instc), di cui Teheran è parte integrante. Ma la minaccia di ulteriori sanzioni, i problemi di transazioni bancarie e le manifestazioni provocate dalla morte della 22enne Mahsa Amini a settembre hanno avuto un impatto negativo.

Tuttavia, il commercio tra i due paesi ha raggiunto i 12,32 miliardi di dollari nei primi nove mesi dello scorso anno, con un aumento del 18% su base annua, secondo l’Amministrazione doganale cinese. E Pechino continua ad acquistare petrolio dall’Iran nonostante le sanzioni statunitensi: le esportazioni di petrolio iraniano hanno raggiunto nuovi massimi negli ultimi mesi.

Aumento che offre un conforto sia a Teheran che al mercato globale preoccupato per la prospettiva di sanzioni che comprimono l’offerta russa. Attualmente l’Iran possiede il 24% delle riserve di petrolio in Medio Oriente e il 12% nel mondo. L’esclusione dell’Iran dal mercato internazionale, dovuta alle sanzioni, è un’occasione per la Cina di acquistare il greggio iraniano con forti sconti. E la Repubblica islamica ha un enorme bisogno di fondi per alleviare la crisi economica nel paese.

SECONDO ALCUNI osservatori, uno degli obiettivi maggiori di Teheran è affrontare la questione dei trasferimenti bancari e cercare il sostegno di Pechino per utilizzare più yuan negli accordi commerciali e negli investimenti con l’Iran. Secondo Irna, agenzia di stampa iraniana, tra i 20 documenti di cooperazione che sono stati firmati ce ne sono alcuni riguardanti le interazioni finanziarie, valutarie e bancarie.

Nel 2019, Swift ha interrotto l’accesso alle banche iraniane. Il sistema di pagamento interbancario transfrontaliero (Cips) cinese, che elabora i pagamenti in yuan, ha il potenziale per sostituire Swift. Il sistema ha una vasta rete di 1.280 istituti finanziari. La Repubblica islamica vede in questo una plausibile soluzione per affrontare le sanzioni occidentali dopo l’effettivo stallo dei colloqui sul nucleare.