Raid senza sosta su Tiro, la «porta» di Israele verso il sud del Libano
Medio Oriente Interi palazzi in macerie, a rischio la città patrimonio Unesco. Lungo il confine i caccia israeliani colpiscono scuole e moschee. Razzi di Hezbollah su Haifa
Medio Oriente Interi palazzi in macerie, a rischio la città patrimonio Unesco. Lungo il confine i caccia israeliani colpiscono scuole e moschee. Razzi di Hezbollah su Haifa
È ancora la volta di Tiro. L’aviazione israeliana ha bombardato durante tutta la giornata e la serata di ieri l’ultima città costiera importante del Libano prima della Linea Blu e di Israele. L’attacco a Tiro era cominciato mercoledì, ma in queste ore si è intensificato. Almeno cinque i morti; i funerali si sono svolti nel pomeriggio. Interi palazzi sono crollati.
Tutta la provincia era già sotto attacco dall’inizio del conflitto. Il portavoce dell’esercito israeliano Avichay Andaee ha dichiarato che «la regione di Tiro è considerata come una zona d’azione terrorista importante per Hezbollah e per l’unità Aziz», una delle tre unità geografiche nel sud del Libano e responsabile per il settore ovest, operativa tra il fiume Litani, la Linea Blu, Bint Jbeil e il mare.
Controllare Tiro, una città strategica per Hezbollah, vorrebbe dire facilitare un eventuale corridoio di ingresso sul lato della costa, in caso dell’annunciata massiccia invasione di terra, che fino a questo momento si è limitata a incursioni di poche unità.
DAL 1984 TIRO è considerata patrimonio dell’umanità dall’Unesco. È una delle città abitate in maniera continuativa più antiche al mondo, importante centro e porto prima fenicio, poi romano. Si teme per l’immenso patrimonio artistico, per le rovine, tra cui l’ippodromo romano, così come si teme per il complesso archeologico di Baalbek, Bekaa, nord-est del Libano, anch’esso patrimonio dell’umanità e già sfiorato dai bombardamenti.
Alcuni raid di ieri sono avvenuti sulle Corniche, il lungomare di Tiro, in un’area particolarmente ricca di reperti. Tiro ospita inoltre tre dei dodici campi profughi palestinesi, quelli di Burj el-Shemali, di Rashidiyyeh e di el-Buss, anch’essi già raggiunti dai colpi dell’aviazione.
Continuano i bombardamenti a tappeto sull’est e sul sud del paese. A Dhayra, sul confine, l’esercito israeliano ha distrutto una scuola, alcune moschee e un cimitero. Dopo il valico di Qaa tra Libano e Siria, ieri anche quello di Jussieh è stato distrutto dall’aviazione israeliana, rendendo ulteriormente difficile la traversata per i tanti rifugiati siriani in Libano che provano adesso a tornare in Siria. Da settembre a oggi si stima che mezzo milione di siriani abbia attraversato il confine verso la Siria.
I bombardamenti su Beirut adesso sono intermittenti. Nella notte tra domenica e ieri, e poi in giornata, la capitale è stata risparmiata. E mentre l’ultimo bilancio del ministero della salute libanese parla di 2.710 morti e 12.592 feriti in Libano dall’8 ottobre 2023 (solo nella giornata di domenica sono morte 38 persone e ne sono state ferite 124), desta sdegno l’operato del più noto giornalista israeliano, Danny Kushmaro: durante la copertura di un’operazione militare nel sud del Libano, a Aita el-Sha’ab, ha avuto «l’onore» di azionare il detonatore del dispositivo usato per far saltare in aria un palazzo.
HAARETZ, quotidiano israeliano, si è scagliato contro il giornalista che è «diventato velocemente parte della macchina della propaganda» e più in generale contro i media israeliani «pieni di propagandisti che si credono giornalisti liberi e critici».
Hezbollah, da parte sua, continua a lanciare missili sulle postazioni militari nel nord di Israele fino a Haifa e ha rivendicato vari attacchi. Ennesimo appello a parole del presidente Usa Biden sul bisogno di un «cessate il fuoco, dobbiamo porre fine a questa guerra», enfatizzava ieri mentre il capo della diplomazia britannica David Lammy diceva di essere stato «rassicurato» dall’omologo israeliano Katz («l’operazione in corso finirà presto»). Al momento però la sensazione in Libano è che la guerra durerà e chi ha avuto la possibilità ha già lasciato il paese.
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento