Nella nuova quotidianità della guerra, gli attacchi in territorio russo sembrano ormai all’ordine del giorno. Al punto che il governatore della regione di confine di Belgorod, Vyacheslav Gladkov, ha detto ieri di aver disposto l’evacuazione dei bambini che vivono nelle cittadine di frontiera. «Oggi, i primi 300 bambini verranno portati a Voronezh», ha scritto su Telegram. Sempre Gladkov ha dato notizia di quattro feriti nella città di Shebekino, dove frammenti di artiglieria avrebbero anche danneggiato le linee elettriche, mentre a Grafovka i danni sono stati riportati da un edificio comunale e un alimentari.

IL GIORNO DOPO l’attacco nel cuore di Mosca sono quindi continuate le “incursioni” in territorio russo. A partire dai droni che nella notte si sono abbattuti su due raffinerie di petrolio nella regione di Krasnodar: un video ripreso dalle telecamere di sorveglianza mostra le fiamme che lambiscono la raffineria di Afipsky, ad appena 80 km da uno dei più importanti porti da cui parte il petrolio russo – quello di Novorossiisk sul Mar Nero. Il governatore regionale ha comunicato che l’incendio è stato domato, e ne ha attribuito la responsabilità a un drone partito dal territorio ucraino. Di lì a poco, secondo le agenzie di stampa russe, è stata colpita anche la raffineria di Ilsky, ancora più vicina (65 km) a Novorossiisk.
Un altro attacco avrebbe fatto cinque vittime civili e 19 feriti nella regione ucraina di Lugansk, considerata però territorio russo da Mosca che la ha annessa lo scorso settembre (proprio ieri le forze armate ucraine sostenevano che ai lavoratori locali sia stato imposto di chiudere i loro conti correnti e riaprirli su banche russe). Lo hanno denunciato su Telegram dei funzionari russi installati nel Lugansk dal Cremlino, secondo i quali quattro missili lanciati attraverso un sistema Himars si sono abbattuti sulla cittadina di Karpaty.

NEL CORSO DELLA GIORNATA l’attenzione è rimasta alta sull’attacco di martedì all’edificio residenziale di Mosca: un intervento di Steffen Hebestreit, portavoce del governo tedesco – di solito il più cauto sulla guerra in Ucraina -, sostiene la legittimità degli “sconfinamenti” ucraini. «La legge internazionale – ha affermato in un’intervista alla Deutsche Welle – consente all’Ucraina di condurre attacchi nel territorio della Russia qualora siano a scopo di autodifesa». Ha però aggiunto di non ritenere che le armi fornite dalla Germania debbano essere usate in questi attacchi.
Da parte del governo russo si continua invece a minimizzare l’impatto dell’offensiva contro Mosca: ieri il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov ha detto che la Russia non intende dichiarare la legge marziale. Risposta implicita agli appelli dei “falchi” come il leader ceceno Ramzan Kadyrov – che parla della necessità di «spazzare via quella gang di terroristi» – o l’ormai immancabile capo dei mercenari Wagner Yevgeny Prigozhin, che ha esortato alla «mobilitazione totale della società» russa. Sempre Prigozhin ieri ha ripreso la sua denuncia dei vertici militari moscoviti, rei di non inviare abbastanza rifornimenti ai suoi uomini: su Telegram ha chiesto che la magistratura indaghi sui «crimini» commessi dai funzionari della Difesa.

INTANTO non si sono certo fermati i bombardamenti in Ucraina: a Vovchansk, nella regione di Kharkiv, è morto un uomo di 60 anni. E sarebbero 27.000, secondo un rapporto del commissario per i diritti umani del parlamento di Kiev Dmytro Lubinets, i cittadini ucraini prigionieri in Russia. Nella martoriata Bakhmut, rivela il sindaco Oleksii Reva, sarebbero rimaste invece solo 500 persone delle 70.000 che la popolavano prima della guerra.