Il governo Meloni ha dato il via libera all’export dei Leopard italiani in Ucraina? Ufficialmente è impossibile saperlo: contrariamente a tutti gli altri Paesi occidentali a Roma la lista delle dotazioni belliche per l’esercito di Zelensky rimane un segreto custodito dal ministro Guido Crosetto e pochi altri addetti ai lavori. Questione di sicurezza, ripetono nell’esecutivo, si rischia di fornire informazioni nevralgiche all’intelligence di Mosca.

Eppure alle spie russe (come a chiunque altro) basta prendere nota delle parole di Armin Papperger, amministratore delegato di Rheinmetall, il colosso di Düsseldorf che costruisce i Leopard, incalzato così dai cronisti del Neue Zürchner Zeitung, il quotidiano di Zurigo .

«SEMBRA CHE Rheinmetall voglia acquistare 96 Leopard-1 dalla società svizzera Ruag che li aveva comprati in Italia. È vero?». Risposta di Papperger: «Sì, abbiamo comprato i Leopard-1, ma in Italia». Gli svizzeri non sono sicuri di avere capito bene, ripetono la domanda.

«Non è proprio uguale da chi ha acquistato i Leopard-1. Se il venditore è la società svizzera Ruag allora il loro utilizzo in Ucraina potrebbe diventare un problema legale, certamente politico. Quindi, di nuovo: i carri armati erano di proprietà di Ruag quando Rheinmetall li ha comprati?». L’ad replica: «Non so. Io li ho acquistati da una società («Firma», nell’originale in tedesco) in Italia».

Papperger non fa il nome dell’impresa né specifica se i tank ceduti a Rheinmetall per essere ricondizionati prima dell’invio a Kiev provenivano dalle riserve delle forze armate italiane. Di sicuro, a suo dire, solo che li ha comprati in Italia, ed è comunque sufficiente al quesito giornalistico. Il governo Meloni sapeva della vendita dei panzer? Quando è stata autorizzata la cessione? I Leopard-1 versione A-5 sono stati in servizio nei reparti corazzati italiani fino agli anni Novanta.

Certamente lo sblocco della licenza di esportazione dei Leopard-2 deciso dal cancelliere Olaf Scholz dopo il lungo braccio di ferro con l’amministrazione Biden riguarda anche il rilevante stock di Leopard-1 italiani. Come è pure certificato come l’export della tecnologia bellica made in Germany non riguardi solo singoli mezzi ma ormai intere catene di montaggio.

RHEINMETALL non si accontenta più dei diritti di costruzione del Leopard 2 (fino alla versione A-4) sviluppato in collaborazione con Krauss-Maffei; Papperger fa sapere di essere pronto ad aprire una nuova fabbrica in Ucraina per allestire il nuovo tank “Panther-Light” in materiale composito basato sullo scafo del Leopard-2.

«Dobbiamo mettere gli ucraini in condizione di difendersi da soli. Un impianto del genere non si costruisce da un giorno all’altro. Per questo motivo dobbiamo iniziare a pianificarlo fin da ora. Abbiamo già sviluppato il progetto e lo abbiamo presentato al governo tedesco. La decisione è attesa entro due mesi».

Non esattamente il segnale della pace che si avvicina, anche se per adesso non c’è alcuna autorizzazione del governo Scholz che in parallelo dovrà dare luce verde anche al nuovo impianto per le munizioni Rheinmetall in Sassonia.

«Abbiamo bisogno del sì da parte di Kiev. Non saremo noi a finanziare la fabbrica che dovrebbe essere realizzata dall’Ucraina o da un altro Paese sotto forma di aiuto all’Ucraina. In pratica la costruirebbero gli ucraini e poi noi pagheremmo l’affitto». Così è la prassi aziendale, come dimostra la fabbrica di Rheinmetall in Ungheria; così di fatto funziona il mercato delle armi nell’anno del record degli utili.