Prosegue lo stillicidio di vite palestinesi in Cisgiordania. Ieri pomeriggio un ragazzo di 17 anni, Odeh Sadqa, è stato ucciso dal fuoco di soldati israeliani ad Al Midya, a ovest di Ramallah. Un proiettile lo ha centrato in pieno petto. Il portavoce dell’esercito ha scritto in un tweet che Sadqa e altri due giovani avevano lanciato bottiglie molotov contro una pattuglia israeliana. Ad Al Midya la versione è completamente diversa. Testimoni affermano che il ragazzo non aveva portato alcuna minaccia alle forze israeliane e che non c’erano scontri quando è stato ucciso. L’uccisione del ragazzo è stata condannata anche dall’Autorità nazionale palestinese. Nabil Abu Rudeineh, portavoce della presidenza, ha rimarcato l’aumento del numero di «esecuzioni» di palestinesi. «Siamo a un bivio» ha aggiunto «il silenzio internazionale sulle violazioni dell’occupazione incoraggia il governo Bennett e il suo esercito a versare sangue palestinese». Mercoledì una donna, Ghufran Warasneh, 31 anni, è stata uccisa dal fuoco di forze israeliane vicino al campo profughi di al-Arroub dopo essersi avvicinata a un soldato con un coltello in mano. Lo stesso giorno, Bilal Kabha, 24 anni, è stato ucciso durante scontri nel villaggio di Yaabad, dove le ruspe dell’esercito stavano demolendo la casa della famiglia del palestinese responsabile nelle scorse settimane dell’uccisione di cinque israeliani a Bnei Brak. Ieri all’alba, Ayman Mheisen, 29 anni, è morto poco dopo essere stato colpito da proiettili sparati da soldati durante un raid dell’esercito nel campo di Dheisheh (Betlemme). Il ministero della salute dell’Anp riferisce che sono 62 i palestinesi uccisi da forze israeliane dall’inizio dell’anno. Il conteggio include Shireen Abu Akleh, la giornalista di Al Jazeera morta durante un blitz israeliano a Jenin.