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Israele respinge la tregua e incassa 8 miliardi di armi Usa

Israele respinge la tregua e incassa 8 miliardi di armi Usa

Israele/Hezbollah Il governo e l’opposizione vogliono continuare la guerra in Libano: bocciata la proposta di Parigi e Washington per 21 giorni di stop

Pubblicato 14 giorni faEdizione del 27 settembre 2024
Michele GiorgioGERUSALEMME

Per quasi un anno si è riferito a Gaza, ora ripete le stesse cose per il Libano. Itamar Ben Gvir, ministro ed esponente di punta dell’estrema destra, alza la voce e minaccia di uscire dalla coalizione se il premier Netanyahu accetterà la pausa temporanea di tre settimane dello scontro con Hezbollah proposta da Stati Uniti, Francia e altri paesi occidentali e arabi. Ben Gvir non ha motivo di preoccuparsi e con lui il ministro delle Finanze Smotrich che invoca più guerra «per impedire al nemico di riorganizzarsi». L’iniziativa americana per il Libano, infatti, è destinata a naufragare come quelle per Gaza.

Un coro di «no» è seguito alla proposta di tregua. Il primo a intervenire è stato proprio Netanyahu, poco prima di partire per New York, che ha smentito le indiscrezioni trapelate sulla stampa ebraica su un accordo imminente di cessate il fuoco in Libano. E ha ordinato alle forze armate di «continuare a combattere con tutte le loro forze e secondo i piani». Che l’offensiva non si interromperà neppure un minuto l’hanno poi ribadito il ministro degli Esteri Katz, quello della Difesa Gallant e pure alcuni rappresentanti dell’opposizione. L’unico ad aprire uno spiraglio è stato l’ex premier centrista Yair Lapid che ha concesso «sette giorni» al cessate il fuoco, ma, ha aggiunto, «non accetteremo alcuna proposta che non includa l’allontanamento di Hezbollah dal nostro confine settentrionale».

Tutti in Israele, ad eccezione di una minoranza esigua, sostengono la guerra in Libano, dal premier al cittadino comune. E ora non si parla altro che dell’offensiva di terra in Libano: i giornali scrivono che l’addestramento dei reparti combattenti è concluso e l’attacco si farà. Non perché, come ripete Netanyahu, migliaia di sfollati israeliani potranno finalmente far ritorno alle loro case al confine con il Libano. Lo farebbero comunque con un cessate il fuoco definitivo. La guerra andrà avanti. Perché Netanyahu, il suo governo e anche l’opposizione, pensano che la soluzione non sia cessare l’attacco a Gaza come chiede Hezbollah, ma invece infliggere una sconfitta pesante e umiliante al movimento sciita libanese (e di riflesso all’Iran). Il fine ultimo sarà trasformare la realtà creata sul terreno dalla risoluzione dell’Onu che 18 anni fa mise fine alla prima guerra aperta tra le due parti e imporre un accordo che allontani dal confine i combattenti del movimento sciita e renda più forti i partiti e le forze che in Libano, dietro le quinte, sperano nella sconfitta e chiedono il disarmo di Hezbollah (assai improbabile).

Questa posizione diventa un muro anche di fronte all’alleato americano che pure continua a fornire le bombe che Israele sgancia su Gaza e sul Libano. Tel Aviv ieri ha annunciato di aver ottenuto da Washington altri aiuti militari per 8,7 miliardi di dollari. Il pacchetto comprende 3,5 miliardi di dollari per gli acquisti essenziali in tempo di guerra e 5,2 miliardi di dollari destinati ai sistemi di difesa aerea, tra cui il sistema antimissile Iron Dome, il David’s Sling e un sistema laser avanzato.

«È il momento di un accordo diplomatico ma la diplomazia non può avere successo fra l’escalation del conflitto. Per questo chiediamo un immediato cessate il fuoco di 21 giorni al confine fra Libano e Israele per fornire spazio alla diplomazia verso il raggiungimento di una soluzione diplomatica», hanno scritto mercoledì sera Biden e il presidente francese Macron nella loro dichiarazione approvata anche da Australia, Canada, Unione europea, Germania, Italia, Giappone, Arabia Saudita, Emirati e Qatar. Gli Usa dicono inoltre di voler sfruttare la pausa di tre settimane nei combattimenti per riavviare i negoziati per un cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi israeliani a Gaza in cambio della scarcerazione di palestinesi.

Israele però vuole percorrere solo la strada della guerra. L’Esercito «aspetta da anni questa opportunità per attaccare Hezbollah», ha detto ieri il capo di stato maggiore Herzi Halevi. E in attesa di quella di terra, continuerà l’offensiva aerea israeliana. Ieri un missile sganciato da un F 35 ha ucciso ad Al Qaim, un rione della periferia meridionale di Beirut, Muhammad Srour, presunto capo del programma di sviluppo dei droni e missili di Hezbollah. Il movimento sciita poche ore prima aveva annunciato di aver lanciato razzi a lungo raggio verso la periferia di Tel Aviv prendendo di mira le sedi del servizio segreto Mossad.  Il capo del Comando nord delle forze israeliane, Ori Gordin, ha seguito ieri un’esercitazione militare che ha simulato una manovra via terra in Libano. «La questione se Israele invaderà il Libano è diventata una domanda sul quando, non sul se», chiosano gli analisti israeliani.

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