La legislazione antiterrorismo britannica ha permesso l’arresto a Londra di un rappresentante francese di una casa editrice di sinistra, La Fabrique. L’arbitrarietà finisce per superare le frontiere: chiunque può essere arrestato senza autorizzazione.

Lo Stato attacca i libri, e quindi la libertà di opinione. In nome della democrazia, l’antiterrorismo diventa un’arma contro la democrazia.

Oggi tocca agli editori, a chi toccherà domani? C’è del marcio nel regno di Emmanuel Macron. E questa piaga antidemocratica si estende oltre i confini della Francia. L’arresto di Ernest M., avvenuto il 17 aprile 2023 mentre lasciava l’Eurostar per recarsi alla Fiera del Libro di Londra, ne è un esempio. Una legge antiterrorismo del 2000 consente questa operazione in Gran Bretagna, anche in assenza di sospetti. Per essersi rifiutato di dare accesso al suo computer e al suo telefono, questo editore è ora accusato di aver ostacolato un’indagine sul terrorismo.

Il problema è che rappresenta La Fabrique. Questa casa editrice, che pubblica libri impegnati, è generalmente identificata con la sinistra della sinistra. In Francia è già stata presa di mira dalla lotta antiterrorismo nel cosiddetto «caso Tarnac». Un collettivo con sede a Tarnac, appunto, un piccolo villaggio della Corrèze, è infatti stato sospettato nel 2008 di aver sabotato una linea Tgv. Si trattava di un’offensiva politica contro quella che il governo di allora definiva «l’ultrasinistra». Per dieci anni, la giustizia francese si è accanita contro alcuni dei suoi membri, in particolare Julien Coupat e la sua compagna Yildune Lévy, che sono stati perseguiti per terrorismo.

Il fiasco giudiziario si è concluso nel 2018 con l’assoluzione, poiché l’accusa ha rinunciato a presentare appello. Il presidente del tribunale ha concluso che «il gruppo di Tarnac era una finzione». Resta il fatto che questo gruppo è associato al Comitato invisibile, autore collettivo (e anonimo) di alcuni libri pubblicati da La Fabrique: L’Insurrection qui vient nel 2007, À nos amis nel 2014 e Maintenant nel 2017.

Questi libri hanno avuto un’accoglienza significativa da parte della sinistra radicale. Dal 2014, le pubblicazioni settimanali del sito web Lundimatin ne sono un’estensione intellettuale e politica. La retorica antiterroristica del governo si è quindi spostata: le accuse ora non si riferiscono più a presunti fatti, ma a presunti effetti, ovvero, all’influenza.

È di questo che La Fabrique è accusata: le domande poste a Ernest M. durante la sua detenzione riguardavano i suoi libri e i loro autori. Questo attacco alla libertà di opinione si inserisce ormai in una vera e propria campagna politica anti-intellettuale: dopo l’attacco all’ultrasinistra, con Emmanuel Macron si assiste ora a una campagna contro gli universitari, riprendendo la retorica mobilitata dall’estrema destra contro la cosiddetta «islamosinistra» (islamogauchisme).

Nel 2020, pochi giorni dopo la decapitazione dell’insegnante Samuel Paty, il ministro dell’Istruzione, Jean-Michel Blanquer, non ha esitato a denunciare una «complicità intellettuale con il terrorismo». L’arresto di Ernest M. si inserisce quindi nel processo politico che viene condotto oggi contro le idee e i libri. La radicalizzazione del governo viene presentata come una reazione contro la radicalizzazione dei movimenti sociali che gli intellettuali legittimerebbero.

In realtà, è piuttosto vero il contrario: l’esasperazione che ha preso voce nelle recenti manifestazioni è una reazione alla deriva antidemocratica del potere in Francia, confermata peraltro dal trattamento repressivo che ricevono. Certo, c’è la violenza della polizia che colpisce indiscriminatamente. Ma ci sono anche, per fare solo un esempio, i divieti di «pentolate» che accompagnano i viaggi del governo, ancora una volta con la scusa della lotta contro il terrorismo. Ironia della sorte: le autorità non fanno che dare ragione agli autori de La Fabrique. L’antiterrorismo è oggi, in nome della democrazia, un’arma contro la democrazia.

P.S.: Questo arresto ha provocato manifestazioni di solidarietà a Parigi e a Londra. Il 2 maggio 2023 è stata pubblicata sul giornale Le Monde una dichiarazione collettiva firmata da quasi ottanta autori e autrici de La Fabrique.

Traduzione dal francese di Massimo Prearo