Qualche speranza per un miglioramento della situazione degli insegnanti ungheresi?
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Qualche speranza per un miglioramento della situazione degli insegnanti ungheresi?

Visegrad e oltre La rubrica settimanale sui sovranismi dell'Est Europa. A cura di Massimo Congiu
Pubblicato 10 mesi faEdizione del 6 gennaio 2024

Il ministero dell’Interno ungherese ha annunciato aumenti salariali del 32,2% dal primo febbraio prossimo. In pratica, secondo le nuove fasce salariali in vigore dal primo gennaio dell’anno appena iniziato, lo stipendio medio di un insegnante di prima fascia non può andare al di sotto di 538.000 fiorini lordi (poco più di 1.400 euro al cambio attuale), nell’ambito della seconda fascia si passerebbe ad almeno 555.000 fiorini.

Alla luce di questi aumenti annunciati dal governo, un pedagogo guadagnerebbe 630.000 fiorini, mentre un insegnante ricercatore arriverebbe a 750.000 lordi (circa 1.987 euro). Si parla anche di un ulteriore aumento pari al 2% per i titolari di lauree magistrali e di un 4% in più a beneficio di chi possiede qualifiche professionali in matematica, scienze naturali, fisica, chimica, biologia, geografia, discipline ambientali e cultura digitale.

Queste le novità comunicate dall’esecutivo riguardanti una categoria che da molto tempo si trova in una situazione molto critica. La medesima risulta essere a lungo afflitta da un malessere dovuto a condizioni insoddisfacenti non solo sul piano del trattamento salariale ma anche su quello delle modalità operative imposte agli insegnanti. Per questi motivi, docenti, genitori e studenti sono spesso scesi in piazza per manifestare pubblicamente il loro malcontento. L’hanno fatto negli anni scorsi segnalando la loro presenza non solo fisicamente ma anche, talvolta, adottando linguaggi visivi come nel caso delle camicie a quadri o degli ombrelli colorati portati in corteo. Le dimostrazioni di protesta hanno avuto luogo anche negli ultimi mesi del 2023 con lo slogan “Senza scuola non c’è futuro” che ha visto uniti, appunto, insegnanti, genitori e studenti. Le più recenti manifestazioni non sono state esenti da tensioni con la polizia che non ha esitato a usare le maniere forti anche nei confronti di diciassettenni che, insieme agli altri sostenitori della protesta, chiedevano una scuola di qualità, dove ci si confronti, liberi da condizionamenti e pressioni politiche.

Di fatto, però, il governo è nemico dello spirito critico e del pensiero libero, e vuole che gli insegnanti divengano cinghia di trasmissione dei “valori” propagandati dal potere anche attraverso l’uso di testi, ad esempio quelli di storia, scritti da autori e pubblicati da case editrici gradite al governo. Libri impregnati di nazionalismo e sciovinismo aventi lo scopo di dar luogo ad una narrazione distorta della storia nazionale, specie di quella contemporanea.

Come abbiamo raccontato nei mesi scorsi, la stampa governativa ha descritto i manifestanti come teppisti, per il primo ministro Viktor Orbán non si è trattato d’altro che di persone “contagiate da un’arma biologica creata nei laboratori liberali e progressisti”.

Nel complesso, si è arrivati ad una situazione che ha portato gli addetti al settore a dire che l’Ungheria non è un paese per insegnanti, tanto che sempre meno gente pensa di intraprendere questa carriera. Insomma, c’è da lungo tempo un senso di frustrazione che caratterizza lo stato d’animo di coloro i quali stanno dietro una cattedra; frustrazione per la mancanza di gratificazioni e di stimoli, frustrazione dovuta al fatto di vedere sempre meno rispettata e sempre più strumentalizzata una professione fondamentale per la crescita sociale, civile e culturale. Come da noi già accennato, recenti stime sindacali mostrano che nel paese mancano 17.000 docenti ossia il 15% del totale necessario ha soddisfare il fabbisogno scolastico. Ci vuole, è chiaro, un’inversione di tendenza; cosa non facile. Vedremo, intanto, cosa potranno gli aumenti salariali annunciati e se le cose andranno davvero secondo quanto comunicato dal governo in questo ambito.

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