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Migranti, l’Ungheria chiede di uscire dal Patto

Migranti, l’Ungheria chiede di uscire dal PattoMigranti al confine con l'Ungheria – Ap

17 paesi vogliono rimpatri più veloci I recenti successi elettorali ottenuti dall’estrema destra in Francia, Germania, Austria e, prima ancora, Olanda, cominciano a far sentire il loro peso in Europa nel tentativo di imprimere alle politiche […]

Pubblicato 18 minuti faEdizione del 8 ottobre 2024

I recenti successi elettorali ottenuti dall’estrema destra in Francia, Germania, Austria e, prima ancora, Olanda, cominciano a far sentire il loro peso in Europa nel tentativo di imprimere alle politiche migratorie dell’Unione un’ulteriore stretta repressiva. Dopo l’Olanda, che appena un mese fa ha chiesto a Bruxelles l’opt-out, ovvero una deroga alle regole del Patto su immigrazione e asilo, ieri è stata la volta di Budapest avanzare la stessa richiesta: «L’Ungheria ritiene che ristabilire un controllo nazionale più forte sulla migrazione sia oggi l’unica opzione» per proteggere i confini e limitare l’immigrazione irregolare, è scritto in una lettera inviata alla commissaria Ue agli Affari interni Ylva Johansson dal sottosegretario per gli Affari europei ungherese Janos Boka. E sempre ieri è stata resa nota un’altra lettera, inviata questa volta da 17 paesi, nella quale si chiede alla Commissione europea nuove norme per rendere più rapidi i rimpatri. Rispetto a un’analoga iniziativa dello scorso mese di maggio, la novità è che questa volta la missiva è stata firmata anche da Francia e Germania, a ulteriore riprova di come l’avanzata delle destre estreme condizioni sempre più pesantemente le politiche degli Stati.

L’opt-out ungherese. Era nell’aria e nonostante l’Ungheria sia presidente di turno dell’Ue rappresenta il punto più alto dello scontro sui migranti che ormai da anni contrappone il paese a Bruxelles. L’annuncio lo aveva dato sempre Boka il 18 settembre, subito dopo la richiesta olandese, insieme alla comunicazione che Budapest non ha alcuna intenzione di pagare la maxi-multa di 200 milioni di euro comminata dalla Corte di Giustizia Ue per il mancato rispetto delle regole in materia di asilo. A far salire ulteriormente la tensione ci ha pensato poi Viktor Orbán promettendo di spedire pullman carichi di migranti in Belgio «e li deponiamo davanti agli uffici di Bruxelles». Promessa che il leader magiaro ha ribadito anche due giorni fa parlando dal palco del raduno leghista di Pontida.

Come l’Olanda, però, almeno per ora anche l’Ungheria dovrà continuare a rispettare le politiche migratorie dell’Unione. Un opt-out è infatti possibile, ma solo dopo una modifica dei Trattati Ue che, come ha spiegato un portavoce della Commissione, per ora non è all’orizzonte e richiederebbe comunque tempi lunghi.

La lettera dei 17 Occorre «un cambio di paradigma» nella gestione dei rimpatri. E’ quanto chiedono alla Commissione Ue Austria, Paesi Bassi, Croazia, Repubblica Ceca, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Italia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Slovacchia e Svezia più due paesi, Norvegia e Svizzera, che non appartengono alla Ue ma sono nell’area Schengen. L’obiettivo è quello di arrivare a una nuova base giuridica che consenta di accelerare gli allontanamenti e sanzionare il migrante che non collabora alla sua identificazione (con il decreto flussi il governo italiano ha appena reso possibile l’ispezione dei cellulari dei migranti per identificarli). Sullo sfondo c’è la richiesta, avanzata già a maggio, di realizzare in paesi terzi hub destinati ai migranti che devono essere rimpatriati sul modello dei centri che l’Italia sta costruendo in Albania.

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