Qf non paga gli operai. E alla Magna si delocalizza
Automotive Non arrivati gli stipendi di gennaio, in spregio alla sentenza del giudice del lavoro che ha annullato i 180 licenziamenti della ex Gkn. Borgomeo diserta anche il tavolo in Regione Toscana. E a Guasticce la multinazionale della componentistica auto sposta una linea di produzione in Macedonia, in vista 70 esuberi, operai in agitazione .
Automotive Non arrivati gli stipendi di gennaio, in spregio alla sentenza del giudice del lavoro che ha annullato i 180 licenziamenti della ex Gkn. Borgomeo diserta anche il tavolo in Regione Toscana. E a Guasticce la multinazionale della componentistica auto sposta una linea di produzione in Macedonia, in vista 70 esuberi, operai in agitazione .
Sono di nuovo senza salario i 180 operai specializzati Qf ex Gkn. Scadeva ieri il termine per il pagamento degli stipendi di gennaio, ma dall’azienda non è arrivata alcuna comunicazione. Eppure a pagarli deve essere Francesco Borgomeo, dopo che il 31 dicembre scorso il giudice del lavoro ha condannato Qf per comportamento antisindacale, cancellando la procedura di licenziamento collettivo degli operai e imponendo di riattivare il processo di reindustrializzazione nel rispetto delle leggi, in primis la 234/21 Orlando-Todde. Ma Borgomeo è ormai uccel di bosco, da mesi, in spregio della legge e delle istituzioni. A partire dalla Regione Toscana, che mercoledì è stata ancora una volta “bidonata” dall’ex advisor della multinazionale Gkn-Melrose, nonostante che lo stesso Borgomeo avesse suggerito la data dell’incontro, teso in teoria a fare il punto della situazione affrontando anche la questione stipendi.
L’assenza di Borgomeo e dello stuolo di legali che ne fanno le veci è stata presa male al tavolo istituzionale dove erano presenti gli enti locali (Comuni di Campi Bisenzio e Firenze e Città Metropolitana), i sindacati e la Rsu. “Un comportamento gravissimo, che conferma l’indisponibilità dell’azienda a un confronto serio”, ha sintetizzato Valerio Fabiani, dirigente regionale responsabile delle crisi aziendali toscane in nome e per conto di Eugenio Giani.
Dunque la strategia di Borgomeo della “terra bruciata” va avanti. Al pari dell’assenza di qualsiasi attività da parte del Mimit, il cui titolare Adolfo Urso evidentemente non dà alcun valore alle prescrizioni di legge evidenziate dalla magistratura del lavoro. Prescrizioni che impongono, sempre in base alla Orlando-Todde, anche di avviare la discussione sui contenuti del “Piano sociale” che Qf deve presentare. Contenente azioni di salvaguardia dei livelli occupazionali, di formazione e riqualificazione professionale, e di esame delle prospettive di cessione dell’azienda o di rami d’azienda per poter reindustrializzare il sito produttivo.
“Ora ci aspettiamo che il prossimo 13 febbraio, anche questa data proposta da Qf – puntualizza Fabiani – si possa avviare la discussione sui contenuti del Piano sociale, che sono anche il presupposto per agganciare gli ammortizzatori sociali”. Già, perché per poter attivare almeno una nuova cig per gli operai è necessario il via libera, presentando il Piano sociale, della stessa Qf.
Nel mentre tira una brutta aria anche alla Magna Closures di Guasticce nel livornese, dove i 550 addetti alla produzione di sistemi di chiusura e bloccaggio porte per auto sono in blocco degli straordinari, dopo l’annuncio che a fine anno la linea degli “attuatori” Bmw sarà spostata in Macedonia, in spregio agli accordi sottoscritti e con settanta contratti a termine che non saranno rinnovati. “A questo punto è necessario un piano industriale chiaro per capire quello che accadrà in futuro”, sottolinea un preoccupato Massimo Braccini, segretario generale toscano Fiom Cgil.
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