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Qatargate, la democrazia europea ringrazi le Ong. Tutte

Qatargate, la democrazia europea ringrazi le Ong. TutteRoberta Metsola, presidente del Parlamento europeo

Sono molti gli aspetti del “Qatargate” che meriterebbero un’attenzione politica che per il momento si sta concentrando su altro. C’è la sovrapposizione, per non dire equiparazione, tra Organizzazioni non-governative e […]

Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 22 dicembre 2022

Sono molti gli aspetti del “Qatargate” che meriterebbero un’attenzione politica che per il momento si sta concentrando su altro. C’è la sovrapposizione, per non dire equiparazione, tra Organizzazioni non-governative e lobby; accorgersi d’un tratto che nel Parlamento europeo agiscono “forze” informali con loschi interessi politici o economici riconducibili a poteri forti o Paesi stranieri; mettere nello stesso calderone azioni lobbistiche e corruzione.

Se la stampa ci ha messo del suo nel dipingere questo quadro a tinte fosche, il sigillo lo ha apposto la presidente Roberta Metsola che, all’ultima sessione plenaria di Strasburgo ha esordito denunciando che «l’europarlamento è sotto attacco» che «la democrazia europea è sotto attacco da parte di attori maligni, legati a Paesi autocratici che provano a soffocare i nostri processi». Queste gravi accuse si rivolgono indistintamente a Ong quanto a emissari o agenti di regimi anti-democratici.

In Italia il termine Ong è apparso da poco nel dibattito pubblico, tecnicamente si riferisce a gruppi che funzionano indipendentemente da qualsiasi governo e solitamente senza scopo di lucro. I finanziamenti possono però arrivare anche da governi o organizzazioni internazionali come la Commissione europea o la stessa Onu. Le Ong, chiamate anche organizzazioni della società civile, sono istituite e/o registrate a livello comunitario, nazionale e internazionale per servire un obiettivo sociale o “politico”. Da cause umanitarie alla protezione dell’ambiente, dalla salute alle emergenze sanitarie, dall’istruzione alle infrastrutture fino alla difesa dei diritti delle minoranze, la lotta alla povertà e la riduzione della criminalità. In Italia recentemente il termine è stato associato ai salvataggi in mare. Le Ong fanno di tutto.

È infatti grazie a coalizioni mondiali di Ong se negli anni sono stati adottati trattati internazionali importantissimi, come contro le mine anti-uomo – la cui campagna ha vinto il Nobel per la pace nel 1997 -, la Corte penale internazionale, le conferenze sul clima o il recente accordo sulla biodiversità. Si tratta di gruppi specializzati nel diritto internazionale che cercano di “influenzare” il processo di stesura e adozione di nuove regole rifacendosi a trattati e convenzioni esistenti nel tentativo di ampliarle a nuove realtà come la privacy o la guerra cibernetica. Ci sono anche Ong che si oppongono al progresso del diritto internazionale, specie in merito ad aborto o clonazione terapeutica.

Mentre poco si sa di Fight Impunity, la Ong fondata nel 2019 dall’ex eurodeputato Antonio Panzeri, Non c’è pace senza giustizia, il cui segretario Niccolò Figà-Talamanca è stato arrestato con Panzeri, ha 30 anni di onorata carriera per l’avanzamento del diritto penale internazionale e l’affermazione dei diritti umani. Fin dai primi anni ’90 ha agito perché si creassero i Tribunali ad hoc per la ex-Jugoslavia e il Ruanda, arrivando a guidare la coalizione di Ong che nel ‘98 portò all’adozione dello Statuto di Roma della Corte penale internazionale. Questo tipo di lavoro la accomuna a Human Rights Watch o Amnesty International, ed è una via di mezzo tra le consulenze giuridiche e azioni para-diplomatiche. Ma anche questo è un lavoro da Ong.

Non c’è pace senza giustizia sfugge all’incasellamento delle Ong legali perché nei casi di Slobodan Milosevic e Charles Taylor, piuttosto che articolare raccomandazioni di buona condotta a chi violava il diritto umanitario internazionale, si è adoperata per individuare catene di comando e relative responsabilità politiche e criminali dei governi serbo e liberiano.

Dagli anni Duemila ha girato l’Africa per mettere al bando le mutilazioni genitali femminili e promosso riforme democratiche nel mondo arabo. Figà-Talamanca ha seguito personalmente l’arresto del leader della lotta antischiavista in Mauritania Biram Dah Abeid, del parlamentare sciitia del Bahrein Khalil al-Marzooq e l’omicidio di Jamal Ahmad Khashoggi. Iniziative che procurano più nemici che cash.

Occorrerebbe maggiore attenzione quindi nel denunciare i «nemici della democrazia europea» perché non sempre vengono da “fuori”, mentre di rado si rende onore a chi mette in mora comportamenti contra legem delle istituzioni continentali. È qui che dovrebbe concentrarsi l’attenzione mediatica e istituzionale, e non (solo) su presunte questioni morali estranee alla politica.

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