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Qatargate, il Pd sospende Cozzolino: «Siamo inflessibili»

Qatargate, il Pd sospende Cozzolino: «Siamo inflessibili»L’eurodeputato Pd Andrea Cozzolino – Ansa

Qatarintangenti Linea dura di Letta dopo che l’eurodeputato è finito nei verbali Benifei: voteremo sì all’eventuale richiesta di revoca dell’immunità

Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 17 dicembre 2022

Sul Qatargate nel Pd l’allarme è rosso. L’ipotesi di un coinvolgimento diretto di un suo eurodeputato, Andrea Cozzolino, ha spinto Enrico Letta a una reazione ancora più dura. Ieri il segretario ha riunito la commissione nazionale di garanzia, presieduta dall’ex parlamentare Silvia Velo, che ha preso immediati provvedimenti su Cozzolino, che è stato «sospeso cautelativamente» dall’albo degli iscritti e da tutti gli organismi del partito. Una sospensione che durerà fino alla chiusura delle indagini, e forse oltre, se Cozzolino dovesse risultare indagato.

AD OGGI L’EUROPARLAMENTARE napoletano, in carica dal 2009, non risulta indagato, ma il suo nome è emerso dalle carte della procura belga sul Qatargate. Durante gli interrogatori Francesco Giorgi, collaboratore di Cozzolino a Bruxelles, avrebbe detto di «supporre» che il deputato abbia ricevuto dei soldi direttamente da Antonio Panzeri, l’ex eurodeputato del Pd e poi di Articolo 1 finito agli arresti insieme a Giorgi. Cozzolino, che respinge con sdegno ogni accusa (e si à già autosospeso dal gruppo socialista a Bruxelles e dal ruolo di capo della delegazione per i rapporti col Maghreb), avrebbe già chiesto di essere sentito dai magistrati, che a loro volta potrebbero chiedere l’autorizzazione al Parlamento Ue.

UNA PROCEDURA COMPLESSA, quella della revoca dell’immunità: prima che una procura estera possa procedere ad atti di indagine come perquisizioni e interrogatori di un parlamentare, serve il pronunciamento di una commissione ad hoc e poi il voto dell’aula (se si trattasse di una procura italiana varrebbero le regole in vigore per i parlamentari italiani, meno garantiste). E invece in questo caso di applicano le regole in vigore in Italia prima del 1993, la cosiddetta «abolizione dell’immunità parlamentare».

PER IL PD, IMMERSO in un difficile percorso congressuale, il coinvolgimento diretto di un eurodeputato sarebbe una mazzata. Di qui la decisione di Letta di convocare «con la massima urgenza» la commissione, che ha applicato «con inflessibilità le regole di tipo cautelativo presenti nello statuto», spiegano fonti del Nazareno. «Lo stesso avverrà nei confronti di eventuali altri esponenti del Pd coinvolti». Ai vertici del partito lo sconcerto regna: «Di fronte alla gravità dei fatti emersi, abbiamo detto in modo netto che occorre fare piena luce, su tutto e al più presto. E abbiamo deciso di costituirci parte civile nel processo: siamo parte lesa e vogliamo la verità». Stefano Bonaccini parla di «voltastomaco», ma giura che «la stragrande maggioranza del Pd è fatta da persone perbene, abbiamo gli anticorpi». La preoccupazione è che tra qualche giorno, conclusa la prima fase delle indagini, la procura belga faccia la mossa di chiedere la revoca dell’immunità per Cozzolino. Non a caso tra i colleghi dell’europarlamento molti gli consigliano di farsi ascoltare al più presto dai magistrati.

BRANDO BENIFEI, capodelegazione Pd a Bruxelles, approva la scelta della sospensione di Cozzolino. E al manifesto dice: «Voteremo a favore senza alcun indugio di qualunque richiesta di revoca dell’immunità che riguardi questa indagine. Siamo i primi a voler sapere se ci sono stati atti corruttivi per condizionare i voti in Parlamento». Quanto al suo nome, emerso nelle carte d’indagine, ribadisce che «le mie posizioni su Qatar e Marocco sono sempre state chiare e molto distanti da quelle di Panzeri, non mi sorprende che qualcuno sognasse di potermi influenzare, ma così non è stato». Nella commissione che deve valutare le richieste dei magistrati per il Pd c’è Franco Roberti, ex procuratore nazionale antimafia. Benifei difende il comportamento in aula dei suoi deputati: «Quando il 24 novembre si votò la risoluzione sul Qatar noi fummo a favore, su alcuni emendamenti presentati da Manon Aubry del gruppo Left ci sono state valutazioni diverse da parte di alcuni. Ma difendo la libertà degli eletti di esprimersi in modo plurale su emendamenti presentati da altri gruppi, non si può criminalizzare tout court l’attività dei deputati».

Nel merito, le proposte molto dure contro il Qatar presentate da Aubry non furono votate da Cozzolino, da Alessandra Moretti e da altri, che si espressero contro o si astennero, mentre deputati come Pierfrancesco Majorino (e in alcuni casi anche Roberti e Pina Picierno) votarono a favore. Cozzolino nei giorni precedenti aveva inviato una mail ai colleghi chiedendo di ammorbidire la posizione nei confronti del Qatar, che nella risoluzione veniva accusato di aver ottenuto i mondiali tramite corruzione: «Sbagliato accusare un paese senza un pronunciamento della magistratura», scriveva nella mail. E in chat con i colleghi: «Credo in quello che ho scritto». Così come crede nel «lavoro imponente che si è fatto in Qatar sul dialogo sociale». Posizioni che oggi più di ieri imbarazzano il Pd.

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