«La fiducia, ovviamente, è quasi a zero. Ma in definitiva un accordo dovrà essere raggiunto. Ho detto molte volte che siamo pronti ad accordarci». Così il presidente russo Vladimir Putin ha aperto ieri un minimo spiraglio rispondendo alle domande dei giornalisti a Bishkek, in Kirghizistan, a margine del Consiglio economico eurasiatico. E questo nonostante si sia sentito «tradito» da quella che definisce l’infrazione degli accordi di Minsk negoziati nel 2014, dal momento che sono state fornite armi all’Ucraina. Non altrettanto confortanti le sue parole sulla temuta escalation nucleare – qualunque paese osi attaccare la Russia verrà «spazzato via» – e la scelta di ribadire che «non venderemo» petrolio ai paesi che approvano il price cap.

Un piccolo segnale positivo viene però anche mandato in direzione degli Stati uniti: commentando il recente scambio di prigionieri – la cestista Brittney Griner è ritornata ieri negli Usa e il contrabbandiere Viktor Bout è di nuovo in Russia da uomo libero – Putin dichiara che ulteriori scambi con gli Usa «sono possibili».

IN MOLTI hanno visto come una flebile speranza anche l’incontro, tenutosi ieri a Istanbul, di funzionari «di primo piano» del ministero degli Esteri russo e del dipartimento di Stato statunitense. Un incontro confermato sui media di Mosca dal viceministro degli Esteri russo Sergei Ryabkov, e anche dall’ambasciata americana in Turchia. Ma sia i russi che gli statunitensi hanno specificato che si trattava di un incontro «tecnico», che come ha spiegato un portavoce dell’ambasciata Usa riguardava «un numero ristretto di questioni bilaterali». Con le parole di Ryabkov «in linea di principio questo evento si tiene periodicamente per discutere delle cosiddette questioni irritanti nei rapporti bilaterali. Dopo un periodo di pausa, abbiamo ripreso le comunicazioni di persona con gli americani su questi argomenti». E cioè visti, staff delle ambasciate e altre questioni tecniche delle attività diplomatiche. Gli statunitensi dissipano ogni dubbio: «La guerra russa in Ucraina non è stata discussa».

Anche a voler pensare che un dialogo sulla guerra sia stato aperto in segreto – magari incoraggiati dalle parole del presidente turco Erdogan, che ieri sempre a Istanbul ha annunciato che parlerà separatamente con Putin e Zelensky per «rafforzare l’accordo sul grano del Mar Nero» – sembra difficile che dei contatti diplomatici possano svolgersi proprio nel giorno in cui il dipartimento del Tesoro Usa annuncia nuove sanzioni contro entità e individui russi.

IN PRIMO LUOGO la Commissione elettorale di Mosca e i suoi 15 membri, accusati di aver supervisionato i «referendum farsa» con cui la Russia ha annesso 4 regioni ucraine. Contemporaneamente, il presidente Joe Biden ha annunciato un nuovo pacchetto di aiuti militari a Kiev per 275 milioni di dollari. E dalla base dell’Air Force in Nebraska, il segretario della Difesa Lloyd Austin si è scagliato conto il Cremlino che «continua la sua guerra crudele e non provocata» e Putin che «agita irresponsabilmente lo spauracchio nucleare»