«Siamo pronti a usare le armi, tutte le armi se si tenta di minare la nostra sovranità e indipendenza». Con l’espressione tranquilla, quasi sardonica di chi sta spiegando un’ovvietà e la gestualità ampia che contrasta con la fissità degli occhi sempre più scuri il presidente russo, Vladimir Putin, ha ribadito ancora una volta che Mosca è pronta ad alzare il livello dello scontro. A due giorni dalle elezioni che di sicuro lo riconfermeranno al Cremlino, lo zar si è fatto intervistare dall’emittente Russia1 ed è tornato ad ammonire il mondo sul rischio di un’escalation nucleare. Durante la giornata il suo ministero degli Esteri ha poi annunciato che la Russia non prenderà parte alla conferenza di pace che si sta organizzando in Svizzera.

STAVOLTA il presidente ha smesso i panni del leader disposto a fermare la guerra ma ostacolato dagli Usa e dalla Nato e ha indossato l’uniforme del generale pronto a tutto. «Le armi esistono per essere usate. Abbiamo i nostri principi. È tutto definito nella nostra strategia, non l’abbiamo cambiata» ha dichiarato rispondendo a una domanda sull’eventualità che le testate nucleari siano impiegate in Ucraina. Il presidente ha anche aggiunto che «finora» il suo governo non ha mai ritenuto necessario l’impiego dell’arsenale atomico, ma che dato che «gli Stati che dicono di non avere linee rosse verso la Russia devono capire che la Russia non avrà linee rosse verso di loro». Le parole del capo di stato sono state pronunciate dopo giorni di discussioni in Occidente rispetto all’ipotesi paventata dal presidente francese Macron sull’invio di truppe della Nato in Ucraina e, soprattutto, dopo le rivelazioni del cancelliere tedesco Scholz e del ministro degli Esteri polacco Sikorski sul fatto che piccoli gruppi di militari dei paesi Nato (il riferimento era, con ogni probabilità a Usa, Francia e Gb) si trovino già in territorio ucraino. «Niente di nuovo» avevano commentato da Mosca, ma ieri Putin ha ripreso il discorso chiarendo che l’eventuale presenza di militari dell’Alleanza atlantica tra i reparti di Kiev «non cambierà la situazione sul campo di battaglia, così come non la cambia la fornitura di armi».

INOLTRE, il presidente russo ha criticato fermamente la recente adesione della Finlandia e della Svezia alla Nato, definendolo «un passo assolutamente privo di significato dal punto di vista della tutela dei loro interessi nazionali». Perciò, se prima «non avevamo truppe» al confine di oltre mille chilometri che separa la Russia dalla Finlandia, «ora ci saranno». Così come se prima, dice il presidente ma ci sia concesso di dubitarne, non c’erano sistemi d’arma ad alto potere distruttivo, «ora appariranno». In altri termini, nel gioco macabro che la diplomazia internazionale sta mettendo in scena in questi ultimi anni, Vladimir Putin ha voluto ribadire che non ha paura, ovvero, che è pronto a giocare al massacro.

A CONCLUSIONE di una mattinata di fuoco, la portavoce del ministero degli Esteri di Mosca, Maria Zakharova, ha dichiarato che i funzionari russi non si recheranno in Svizzera, dove pure erano stati formalmente invitati dal capo della diplomazia elvetica, Ignazio Cassis, il quale aveva chiarito che «senza la partecipazione di Mosca sarebbe stato impossibile celebrare la conferenza». «La Russia non intende prendere parte a una conferenza di questo genere, una continuazione degli incontri del ‘formato Copenaghen’ che non hanno portato a nulla» ha detto Zakharova, inoltre «la Svizzera difficilmente può fungere da piattaforma per diversi sforzi di mantenimento della pace, poiché ciò presuppone uno status neutrale, che Berna ha perso» non lasciando adito a eventuali ripensamenti.

IL TITOLARE del dicastero degli esteri, Lavrov, poco dopo ha accusato l’Occidente di essere «ossessionato da una sconfitta strategica della Russia. È sufficiente citare le dichiarazioni di Macron sull’invio di militari della Nato in Ucraina, ma anche una serie di altre dichiarazioni assurde pronunciate dai leader degli Stati europei».
In questo clima di fuoco domani inizierà il fine settimana delle elezioni presidenziali russe. Le prime che interesseranno anche i territori occupati in Ucraina.