La Russia «non ha bisogno» di usare la bomba atomica. Lo ha detto il presidente Putin in un discorso che secondo il suo portavoce, Dmitri Peskov, ha una portata storica e sarà «letto e riletto». Al forum del Club Valdai, un centro studi di Mosca strettamente legato alle idee del leader del Cremlino, il capo di stato non è stato affatto parco di accuse verso l’Occidente e ha nuovamente insistito sulla linea dura contro Kiev.

«GLI USA e i loro alleati cercano di imporre le loro condizioni ad altre nazioni in un gioco di dominio pericoloso, sanguinoso e sporco» ha dichiarato Putin, il quale ha ribadito che il sostegno di Washington a Kiev è solo un tentativo di mantenere lo status quo in cui le regole vengono dettate sempre dagli stessi attori. «L’Occidente non è più in grado di imporre la propria volontà all’umanità, ma cerca ancora di farlo e la maggioranza delle nazioni non vuole più tollerarlo». Non solo, il presidente russo ha accennato anche alla situazione di Taiwan, strizzando evidentemente l’occhio al presidente cinese Xi Jinping che Putin dice di «non aver avvisato» prima dell’invasione. Oltre «ad alimentare la guerra in Ucraina» impedendo a Kiev di trattare con Mosca, l’Occidente starebbe «organizzando macchinazioni a spese di Taiwan, destabilizzando i mercati alimentari ed energetici mondiali». Anche se, rispetto alla destabilizzazione energetica, il capo del Cremlino ritiene che «non è intenzionale» ma sarebbe dovuta «a una serie di errori sistemici commessi dalle autorità occidentali».

D’altronde, «chi semina vento raccoglie tempesta» ha ammonito Putin specificando che «la Russia non è nemica dell’Occidente», ma continuerà ad opporsi ai «diktat delle élite neoliberiste occidentali» che invece vogliono sottometterla. «Il loro obiettivo è rendere la Russia più vulnerabile e trasformarla in uno strumento per realizzare le loro mire geopolitiche, ma non ci sono riusciti e non ci riusciranno mai» ha chiosato prima di ricordare, ancora una volta, che russi e ucraini sono «popoli fratelli», l’Ucraina è uno «stato artificiale» e che «l’operazione speciale è stata una necessità» nata dal «rifiuto dell’Occidente di escludere l’Ucraina dalla Nato e dal rifiuto dell’Ucraina di cercare la pace in Donbass». Peccato che il presidente russo non menzioni il fatto che non solo l’Ucraina non era prossima all’ingresso nella Nato, ma non figurava neanche tra i candidati all’adesione.

IN UNA GIRAVOLTA mediatica che più volte gli abbiamo visto fare e che è una prerogativa dei governi in cui la parola del leader non è discutibile, Vladimir Putin ha avuto anche l’ardire di dichiarare che «l’operazione militare speciale sta andando come previsto» e che il suo Stato maggiore non ha affatto sottovalutato le capacità belliche dell’Ucraina. Quindi ne dovremmo dedurre che anche la ritirata da Izyum e da Lyman era prevista. D’altronde, il pensiero dei soldati russi caduti in Ucraina occupa la mente del capo «in continuazione» ma «non si poteva agire altrimenti». Chissà cosa ne penserebbero le famiglie delle decine di migliaia di caduti per questa guerra inutile.

INOLTRE, il presidente russo ha insistito sul fatto che l’Ucraina starebbe ordendo un complotto per lanciare una «bomba sporca radioattiva» e successivamente incolpare il suo Paese, nonostante di questo fantomatico ordigno i russi continuino a non fornire la minima prova. Sulle armi nucleari tattiche ha poi chiarito che «Non ci sono motivi per usarle, né dal punto di vista militare, né da quello politico» e che Kiev le nomina di continuo per convincere l’Occidente a difenderla contro una «minaccia inesistente». Qualcuno forse ricorderà che le truppe russe al confine con l’Ucraina a inizio anno erano lì solo per «normali esercitazioni militari di routine».

DALL’ALTRA PARTE dell’Oceano Atlantico, gli Usa oggi hanno deciso di abbandonare il tono accomodante degli scorsi giorni e hanno annunciato che i piani per installare nuove testate nucleari nelle basi Nato in Europa orientale saranno velocizzati. Sui media internazionali si legge che gli Usa potrebbero anticipare dalla primavera prossima alla fine di quest’anno l’arrivo in Romania e Polonia della nuova versione delle bombe a gravità B61-12. Un annuncio che non aiuta certo a stemperare le tensioni. Soprattutto considerando le notizie diffuse in serata sulla visita segreta del direttore della Cia, William Burns, in Ucraina. Che secondo diversi commentatori avrebbe principalmente uno scopo «politico», per ricucire alcuni strappi tra le due amministrazioni, ma c’è anche chi teme che il viaggio sia un presagio funesto rispetto al rischio di un’ escalation nucleare. Per ora da Mosca sappiamo solo che anche i satelliti in orbita nello spazio saranno considerati «obiettivi legittimi» se utilizzati per dare supporto all’Ucraina.