«Dovremo stare più attenti agli approvvigionamenti alimentari all’estero, e in particolare dovremo monitorare con attenzione gli export nei paesi a noi ostili». Nel giorno del quinto round di sanzioni occidentali nei confronti di Mosca, Putin promette misure speculari nel corso di un incontro sul sostegno del settore agroindustriale del paese, primo al mondo nell’esportazione di grano. Il presidente conferma così quanto già il primo aprile era stato paventato dal vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo Dimitri Medvedev con un post sui social media: «Forniremo cibo e prodotti agricoli solo ai nostri amici. Fortunatamente ne abbiamo tanti, e non si trovano di certo in Europa o in Nordamerica».

SANZIONI IMMINENTI dunque su cibo e fertilizzanti – di cui la Federazione russa produce il 13% del totale mondiale – anche se nel corso di una conferenza stampa il portavoce del Cremlino Dimitri Peskov ha detto che il trasferimento dei pagamenti in rubli per le merci di esportazione – analogamente a quanto fatto con il gas – non è per ora in programma: «Deve essere un lavoro sistematico, ben ponderato e approfondito. Non c’è spazio per azioni improvvise».

Durante il suo discorso, all’indomani della scelta tedesca di assumere il controllo della filiale locale di Gazprom, Putin ha anche messo in guardia i paesi europei – che accusa di voler risolvere a spese di Mosca i loro problemi economici ed energetici – dalla “tentazione” di nazionalizzare le aziende russe: «È un’arma a doppio taglio».
Nelle sue “previsioni”, l’aumento dei prezzi dell’energia combinata alla carenza di fertilizzanti «inasprirà l’insufficienza di cibo nelle regioni più povere del mondo, innescherà nuove ondate migratorie e aumenterà ancor più i prezzi del cibo». E in questo contesto si inerisce la minaccia di limitare gli export russi nei paesi ritenuti «ostili», e la promessa di tutelare i cittadini della Federazione: «Sullo sfondo di una situazione sbilanciata nel mercato globale, e di una pressione senza precedenti sull’economia russa e le compagnie nazionali, è di fondamentale importanza minimizzare gli effetti negativi provenienti dall’esterno, in primo luogo per i nostri cittadini».
Quali sarebbero le conseguenze di queste sanzioni per l’Italia? Già all’indomani della minaccia di Medvedev, Coldiretti sulla base dei dati Istat ha calcolato l’eventuale impatto delle sanzioni sul nostro Paese: nonostante il primo posto della Russia nell’export globale di grano, il contraccolpo per l’Italia non sarebbe troppo grave, dato che appena il 2.3% del grano (tra duro e tenero) viene importato dall’estero. In totale, specifica Coldiretti, l’anno scorso l’Italia ha importato cibo dalla Russia per 258 milioni di euro, tra cui 136 milioni di cereali e 58 di olio di semi, «ma per questo prodotto – si legge nella nota dell’associazione – i problemi maggiori per l’Italia sono dovuti soprattutto alle difficoltà di esportazione nella Penisola dall’Ucraina che erano pari a 326 milioni di euro».

E MENTRE PUTIN minacciava i limiti all’export alimentare anche Dimitri Peskov ha ammonito l’Europa: quella di cacciare i diplomatici russi (quasi 200 nei due giorni successivi alla scoperta della strage di Bucha), ha detto, è stata «una scelta miope» a cui la Federazione risponderà. E la strage stessa, sostiene il portavoce del Cremlino mentre Zelensky denuncia i massacri al Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite, non è che un «falso mostruoso», una «messa in scena tesa a denigrare l’esercito russo».

A PESKOV è stato anche chiesto dai cronisti se i soldati delle Repubbliche di Donetsk e Lugansk – alle quali il Cremlino ha riconosciuto l’indipendenza prima di scatenare la guerra in Ucraina – parteciperanno all’annuale parata del 9 maggio in cui la Russia celebra la capitolazione della Germania nazista: «Non ho ancora informazioni sulla composizione dei partecipanti alla parata, questo lo determina il ministero della Difesa», ha risposto Peskov, aggiungendo però che la festa (la più «sacra» fra quelle russe) non è a rischio e verrà senz’altro celebrata anche quest’anno.