Putin «bolivariano» ma con cautela: il Cremlino apre al dialogo globale
Russia/Venezuela Mosca non vuole morire per Caracas, ma lavora per salvaguardare uno dei pochi partner che ha in America latina. Lavrov abbassa i toni e non parla di golpe
Russia/Venezuela Mosca non vuole morire per Caracas, ma lavora per salvaguardare uno dei pochi partner che ha in America latina. Lavrov abbassa i toni e non parla di golpe
Come preannunciato, ieri sera Vladimir Putin ha chiamato al telefono Maduro per esprimergli solidarietà. Putin ha condannato «le interferenze esterne distruttive che violano gravemente le norme fondamentali del diritto internazionale», ma allo stesso tempo prudentemente si è dichiarato «a favore della ricerca di soluzioni nel campo costituzionale e del superamento delle differenze nella società venezuelana attraverso il dialogo pacifico». Un cauto endorsment alla dirigenza bolivariana già concordato mercoledì con il turco Erdogan.
E proprio la prudenza, in queste ore, è la cifra politica del Cremlino sulla crisi in corso a Caracas. Sergey Lavrov, capo della diplomazia russa, in visita in Algeria ha messo da parte alcuni toni forti dei suoi collaboratori (non a caso Lavrov ha evitato con cura le parole «golpe» e «usurpazione») per tendere la mano a Washington: «Saremo pronti con tutti gli altri Stati responsabili per contribuire a creare condizioni che consentano ai venezuelani guidati dagli interessi nazionali del loro paese ad avviare il dialogo». Un invito esteso anche alla comunità e alle istituzioni internazionali nel suo complesso. Un appello che Mosca vuole capire se, prima di tutto a Washington, si vorrà raccogliere.
A Mosca, è chiaro, non si vuol «morire per Caracas». Maduro, è vero, rappresenta un fedele alleato – l’unico con Cuba nel continente – e la Russia è assai esposta economicamente in Venezuela (17 miliardi di dollari di prestiti e la proprietà di almeno un quinto dell’industria petrolifera del paese), ma ci si rende conto che ora qualsiasi soluzione radicale sarebbe una tragedia nella tragedia.
Come si ha coscienza che il paese sia da troppo tempo spaccato a metà e un totale embargo Usa non potrebbe essere certo affrontato dalla sola Russia (che pur ha garantito l’invio nei prossimi mesi di 600mila tonnellate di grano in Venezuela).
Anche l’ipotesi di un intervento americano per ora non è ritenuta probabile. Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino, incalzato dalla stampa su un possibile aiuto militare al Venezuela ha provato a glissare: «Non ci è stato richiesto e se lo fosse lo valuteremo». Infine, su un possibile esilio di Maduro a Mosca, ha messo le mani avanti con un sorriso: «Non credo che siamo a questo punto», ha dichiarato Peskov.
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