Putin a caccia di truppe bacia il Corano a Grozny
Russia Ortodosso sì, ma con giudizio. La "religione della Russia" le include tutte, e dalle aree islamiche vengono molti dei volontari
Russia Ortodosso sì, ma con giudizio. La "religione della Russia" le include tutte, e dalle aree islamiche vengono molti dei volontari
A Grozny durante la visita alla moschea consacrata al Profeta Isa Vladimir Putin ha preso l’altro ieri fra le mani una copia del Corano e l’ha baciata di fronte al governatore ceceno Ramzan Kadyrov e alla guida spirituale della Repubblica, Salakh Mezhiev. Le immagini sono diventate in poche ore estremamente popolari nei paesi di cultura islamica dell’area ex sovietica, ma hanno sollevato in Russia reazioni contrastanti.
Com’è noto Putin pone da tempo enorme enfasi sull’identità spirituale della sua nazione, anche in segno di rottura con la dottrina liberal di quello che nel discorso pubblico le autorità identificano come “occidente collettivo”. Tuttavia, nei 25 anni ai vertici del potere, mai il capo del Cremlino aveva compiuto un gesto così ambizioso sul piano politico e così pesante su quello simbolico. Si tratta, questo è chiaro, di un passo studiato in ogni dettaglio. Pochi istanti prima di mostrargli il Corano che avrebbe baciato, il mufti Mezhiev si era rivolto a Putin dicendogli: «Lei non è soltanto il difensore dei valori religiosi, lei difende i valori umani universali».
ANCHE IL LUOGO è stato scelto con estrema cura. Isa è il nome con cui i musulmani identificano Gesù Cristo, che è considerato un profeta nell’islam. La moschea che porta il suo nome si trova in uno dei distretti centrali di Grozny ed è fra le grandi opere di carattere religioso che le autorità locali e il governo federale hanno sostenuto finanziariamente negli ultimi anni. La prima pietra è stata posata nel 2020. Attorno al tempio si trovano quattro portali alti 20 metri e quattro minareti di 50. Sulla facciata sono scolpiti fiori e versi del corano su granito verde. Una volta che i lavori saranno conclusi, il tempio potrà ospitare circa 5000 fedeli. Già lo scorso anno nel vicino Dagestan, un’altra repubblica della Russia meridionale a schiacciante maggioranza musulmana, Putin aveva ricevuto una copia Corano e ne aveva discusso il valore: «Questo libro è sacro per i musulmani ed è importante per tutti gli altri», aveva detto, «sappiamo che in altri paesi la pensano diversamente, che non rispettano i sentimenti religiosi altrui e che non considerano questo fatto un crimine, ma il vostro dono troverà un giusto posto al Cremlino».
L’attenzione degli osservatori è di solito rivolta agli intrecci fra il Cremlino e la Chiesa ortodossa. Questo legame è in effetti il più visibile in Russia. Le ragioni sono due. La prima è storica: all’ortodossia la legge riconosce uno status per così dire prioritario rispetto a islam, ebraismo e buddismo, gli altri tre culti considerati tradizionali dall’ordinamento giuridico. Il secondo è materiale: il cristianesimo ortodosso rimane, almeno ufficialmente, la prima religione del paese per numero di fedeli, sebbene il numero di praticanti diminuisca anno dopo anno. Putin poi, da burocrate semisconosciuto qual era quando è salito al potere, ha rivelato nel corso del tempo la sua fede, impegnando nelle cose dello spirito anche la sua proverbiale esuberanza fisica, come dimostra il tuffo in acque gelide documentato dalla tv pubblica ogni Epifania. Proprio per questo atteggiamento è stato accusato in più occasioni di usare la fede in modo cinico, come strumento politico, un evento peraltro piuttosto frequente non solo in Russia e non solo nel mondo cristiano.
I SENTIMENTI personali poco incidono, però, sull’ordine ideologico che Putin cerca di instaurare. In quello, ortodossia, islam, ebraismo e buddismo sono elementi di una religione superiore, una “religione della Russia”, che comprende anche la lingua, la cultura e la storia della nazione, che sembra avere in alcuni eventi storici, a partire dalla vittoria nella Seconda guerra mondiale, una sorta di rivelazione, e nell’arma atomica una estrema risorsa di provvidenza. Così si spiega il segno di devozione che il buon cristiano Putin ha riservato a Grozny al libro sacro dell’Islam. Senza dimenticare il momento in cui il paese si trova. La guerra è entrata in una fase che potrebbe essere decisiva, vista anche l’incursione ucraina nella regione di Kursk. All’esercito servono uomini: proprio dalla Cecenia e dalle altre repubbliche musulmane arriva la maggior parte di volontari.
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