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Pugno duro con lo «straniero». In Francia passa la linea LePen

Pugno duro con lo «straniero». In Francia passa la linea LePenIl ministro degli Interni francese Bruno Retailleau – Ap

L’annuncio della nuova legge sull’immigrazione L’estrema destra incassa la linea ultra-restrittiva del ministro Retailleau. Il governo Barnier potrebbe avere in cambio il via libera sulla Finanziaria

Pubblicato circa 8 ore faEdizione del 15 ottobre 2024

La Francia avrà una nuova legge sull’immigrazione all’inizio del 2025, la 33esima dal 1980, ancora più restrittiva di quella votata meno di un anno fa, il 26 gennaio 2024 (i cui decreti di attuazione non sono del resto ancora stati tutti pubblicati). Lo ha confermato la portavoce del governo, dopo che da giorni l’uomo forte dell’esecutivo, l’ultra cattolico ministro degli Interni Bruno Retailleau, sta moltiplicando interviste e interventi per vantare l’avvento della “mano forte”. Il socialista Boris Vallaud si chiede «che differenza farebbe se ci fosse un ministro del Rassemblement national?». E Jordan Bardella, alla testa del partito di estrema destra, esprime soddisfazione: «È la prova che senza di noi non possono fare niente».

RETAILLEAU, che è stato nel Movimento per la Francia del vandeano Philippe de Villiers, poi fedele di François Fillon, era il capogruppo Lr al Senato prima di entrare nel governo Barnier. A Bruxelles ha già alzato la voce, assieme ai ministri di una quindicina di paesi, per rivedere in fretta la direttiva «Ritorni», per permettere espulsioni-lampo, senza imbarazzi di diritto umanitario e protezioni internazionali (sottoscritte dalla Ue). Di immigrazione parleranno i capi di stato e di governo del Consiglio europeo di questo fine settimana, mentre l’Italia ha aperto i centri in Albania, la Germania ha aumentato i controlli alle frontiere seguendo la Danimarca, la Svezia ha incrementato l’aiuto al rimpatrio e la Polonia di Donald Tusk ha sospeso temporaneamente l’asilo per chi entra passando dalla Bielorussia.

LA NUOVA LEGGE dovrebbe reintrodurre le norme che il Consiglio Costituzionale aveva bocciato un anno fa, a cominciare dall’allungamento dei tempi massimi di detenzione nei centri amministrativi per le persone considerate «illegali», dai 90 giorni attuali a 210 (è la reazione a un tragico fatto di cronaca recente, l’assassinio e lo stupro di una studentessa al Bois de Boulogne, perpetrato da un migrante che aveva avuto il foglio di via dopo aver scontato il carcere).

Ma ci potrebbe essere di più: fine dell’automatismo dello jus soli (un caposaldo in Francia, paese di immigrazione), restrizione dei ricongiungimenti famigliari che da metà anni ’70 sono la prima ragione dell’immigrazione, abolizione della legge Valls che permetteva 30mila regolarizzazioni l’anno per lavoro, ritorno del reato di soggiorno irregolare e persino la «preferenza nazionale» per l’accesso alle prestazioni sociali.

SE IL GOVERNO BARNIER sopravviverà alla Finanziaria, questa nuova legge sull’immigrazione potrebbe essere la causa della sua esplosione. Ma, prima, potrebbe implodere l’area Macron, che in parte aveva già mal digerito la legge del 2024, ma aveva ingoiato la svolta reazionaria e la «vittoria ideologica» vantata da Marine Le Pen senza difendere neppure le regolarizzazioni per motivi di lavoro.

L’ex primo ministro oggi capogruppo Ensemble, Gabriel Attal, ha affermato, come la ministra della Transizione ecologica Agnès Pannier-Runacher, che «una legge sull’immigrazione non sembra essere una priorità». Il presidente Macron, il 5 ottobre, ha affermato: «Avremmo potuto decidere che avremmo fatto una migliore fisica nucleare senza la polacca Marie Curie o che avremmo potuto ballare meglio senza Charles Aznavour», ma sono parole che nessuno ormai ascolta più.

DIETRO L’ANNUNCIO della nuova legge c’è forse una manovra opportunista del governo Barnier: per evitare una “censura” sulla finanziaria da parte del Rassemblement National, che può dire ai suoi: «Non facciamo cadere il governo, perché dopo arriva la nostra vittoria sull’immigrazione». Ma, passo dopo passo, esplode in piena luce il risentimento verso lo “straniero”. Retailleau ha affermato qualche giorno fa che «l’immigrazione non è una chance», che «lo stato di diritto non è intoccabile né sacro» e che la seconda e terza generazione di «immigrati» stanno tornando a chiudersi nelle identità «etniche» che nulla hanno a che vedere con la Francia.

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