It’s a deal, affare fatto, o quasi. Ieri pomeriggio, il Regno Unito e l’Ue hanno raggiunto un accordo sul cosiddetto Protocollo dell’Irlanda del Nord dopo mesi di colloqui sui controversi accordi commerciali post-Brexit, che hanno causato un vuoto di potere in Irlanda del Nord e squassato le fila del partito conservatore.
Più che una conferenza stampa, quella di ieri a Windsor fra Rishi Sunak e Ursula von der Leyen è stata un melodioso duetto. Mai tanta armonia fra i rappresentanti dei due ex-coniugi. La neo-battezzata new Windsor framework da loro annunciata – un nuovo assetto col quale ricucire sette anni post-Brexit di rapporti inaciditi fra Ue e Gran Bretagna – lascia ben sperare. Un nuovo protocollo – definizione del trattato post-Brexit per un assetto doganale tra Gran Bretagna, Irlanda del Nord (una “provincia” britannica) e (l’europea) Repubblica d’Irlanda che non riattizzasse il conflitto civile sanato venticinque anni fa dall’accordo del Venerdì santo (una delle poche cose decenti fatte da Tony Blair) e sul quale le parti si sono diplomaticamente accapigliate per mesi e mesi – è stato sottoscritto da entrambi. Questo dopo che il (quasi) predecessore di Sunak e propagandista capo di Brexit Boris Johnson lo aveva negoziato nel 2020 con l’Ue e poi rinnegato per ammansire la destra isolazionista tory di cui fa parte assieme agli unionisti nordirlandesi del Democratic Unionist Party.

IN CHE CONSISTE questo “assetto Windsor”, una località, per inciso, scelta perché poi Ursula potesse fare un salto a condividere un tè curtense con il reuccio all’omonima rocca? Sunak conferma che per le merci in Irlanda del Nord ci saranno corsie verdi (senza alcun controllo per cibo e medicinali) e rosse. «Ogni traccia di confine nel Mare d’Irlanda è stata rimossa», ha esclamato fiducioso. E volendolo fare, il cogestito parlamento nordirlandese (sospeso da un anno per la succitata protesta del Dup) sarà in grado di bloccare l’applicazione di alcune norme Ue sulle merci utilizzando quello che ha definito un «Freno Stormont».

SUNAK DEVE SPERARE che il Dup – che sta scannerizzando ogni millimetro dell’accordo ed è particolarmente fumigante per il coinvolgimento del “super partes” Charles the Third – riesca a deglutirlo, e che lo facciano anche gli ossessi euroscettici conservatori dell’European Research Group, che dovranno votarlo in Parlamento (i laburisti lo voteranno senz’altro). Cosa peraltro non impossibile, anche perché la preoccupazione popolare nordirlandese è ben più afflitta dallo stato della sanità e dell’imbizzarrito costo della vita che dai soprusi della Corte di giustizia europea.

PER PROTOCOLLO s’intendono le disposizioni concordate all’epoca in modo che le merci potessero continuare a fluire verso l’Irlanda del Nord e oltre senza controlli doganali che avrebbero significato un confine fisico fra le due Irlande, con il pericolo del risveglio delle violenze fra repubblicani e unionisti (peraltro già ben deste: solo giorni fa un poliziotto nordirlandese è stato ridotto in fin di vita da probabili membri della “Continuity Ira”). Tali controlli, necessari per assicurarsi che le merci fossero conformi alle norme dell’Ue, dovevano avvenire lungo una “linea tratteggiata” nel Mare d’Irlanda, ma risultavano inaccettabili agli irriducibili del Dup, secondo cui taglierebbero l’Irlanda del Nord fuori dal resto del Regno Unito. Altro contenzioso imprescindibile per gli unionisti e i “nazionalisti” inglesi è la giurisdizione della Corte di giustizia dell’Unione europea, cui i traffici commerciali nella regione resterebbero soggetti: un’onta che nessun onorato sovranista potrebbe mai inghiottire. La condivisione del potere al parlamento di Stormont è conseguentemente crollata perché il Dup si è rifiutato di farne parte.

NEL GIUGNO 2022, Johnson aveva presentato ai Comuni un progetto di legge sul famigerato protocollo – attualmente arenato – che darebbe al governo britannico il potere di ignorarne unilateralmente le parti indigeste. In netto contrasto, secondo il suo stile, con quanto da lui stesso dichiarato durante le negoziazioni, aveva affermato di volerlo «aggiustare» (fix) perché avrebbe sconvolto il processo di pace in Irlanda del Nord. Ma finora, il fixer è stato Sunak.