Lavoro

Prova di forza delle tute blu: lo sciopero al Sud è riuscito

Prova di forza delle tute blu: lo sciopero al Sud è riuscitoSciopero dei metalmeccanici, presidio a Benevento – Fiom Cgil (da Twitter)

La protesta Adesioni fino all’80% alla protesta unitaria dei metalmeccanici: «Investimenti e lavoro». Il ministro delle imprese e "del made in Italy" Urso ha regalato il testo della Costituzione a Tavares (Stellantis) I sindacati: «La applichino in Italia»

Pubblicato più di un anno faEdizione del 11 luglio 2023

Il secondo giorno dello sciopero generale di quattro ore organizzato nelle regioni meridionali dai metalmeccanici Fiom-Cgil, Fim Cisl e Uilm, dopo quello di venerdì 7 luglio al Nord, ieri ha ricevuto adesioni fino all’80 per cento tra i lavoratori. Presidi unitari si sono svolti davanti alle prefetture in tutte le regioni coinvolte.

PER I SINDACATI lo sciopero è stato una tappa di una mobilitazione che non chiede solo un piano credibile per arrestare la deindustrializzazione del Sud, ma una politica industriale che sappia andare oltre le retoriche sulla transizione ecologica e affrontare i problemi che essa comporterà: occupazione, innovazione tecnologica, giustizia sociale e non aumento delle diseguaglianze tra Nord e Sud, uso delle risorse stanziate dal piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).

«L’ADESIONE è stata straordinaria. Nel Mezzogiorno è ora di fermare la dismissione industriale e contrattare la transizione investendo risorse per nuove assunzioni di giovani, donne e uomini. Devono trovare soluzione le crisi industriali aperte al Ministero delle Imprese e del Made in Italy, che dai petrolchimici alla siderurgia fino all’automotive, altrimenti rischierebbero di provocare migliaia di licenziamenti» sostiene il leader della Fiom Michele De Palma. Dello stesso avviso il segretario generale della Fim-Cisl, Roberto Benaglia: «I metalmeccanici generosamente e non in maniera corporativa, sono attenti a quella che è la prospettiva industriale di tutto il paese e il futuro della nostra economia». «È stato l’inizio di una mobilitazione che ci vedrà protagonisti nei prossimi mesi, ci fermeremo solo se avremo ascolto, condivisione e risposte concrete dal governo. Non possiamo più aspettare» avverte il segretario generale della Uilm Rocco Palombella.

LO SCIOPERO di ieri ha rivelato una geografia della produzione industriale nel Mezzogiorno che spesso rischia di essere dimenticata. A Napoli e in Campania, ad esempio, dove in molte aziende degli indotti è stata sfiorata l’adesione piena rispetto al numero degli addetti impiegati nella giornata. Da Pomigliano d’Arco, a Nola, fino a Caserta e Avellino, negli stabilimenti Stellantis, Avio Aero e Leonardo, le tute blu campane hanno rivendicato la centralità del settore nell’economia italiana.

IN SARDEGNA hanno incrociato le braccia i metalmeccanici della Saipem in Ogliastra, quelli della Bekaert a Macchiareddu, il centro ricerche del CRS4 a Pula, della Sider Alloys di Portovesme, delle tante piccole e medie imprese sparse per l’isola e degli appalti. A Cagliari una delegazione di lavoratori della Sardegna sud occidentale e del Sulcis Iglesiente ha protestato davanti all’assessorato regionale dell’Industria ed è stata poi anche ricevuta all’interno del palazzo di via XXIX novembre.

IN SICILIA il manifatturiero in questi anni ha registrato un arretramento e rappresenta appena il 9,3% dell’occupazione, meno della metà della media nazionale. Nell’isola hanno incrociato le braccia i lavoratori di Fincantieri, Italtel, Senital ed Enginering (Palermo), della Metro e dell’indotto Versalis (Ragusa), della Coem (Siracusa), di Ergo meccanica, Acciaierie Duferco, Sicilservice, Lamael impianti (Ragusa).

IL MINISTRO delle imprese e del «made in Italy» Adolfo Urso ha incontrato ieri a Roma l’amministratore delegato Stellantis Carlos Tavares per un’ora e mezza. Entro luglio intendono arrivare a un «accordo di transizione» sulla produzione e l’occupazione in questa azienda. Urso ha regalato a Tavares una copia della Costituzione italiana. Un secondo incontro si è svolto tra Stellantis e sindacati. Per questi ultimi è un altro esito della mobilitazione che ha portato i metalmeccanici a manifestare al quartier generale di Poissy in Francia il mese scorso. «Bisogna rilanciare la produzione fino a un milione e mezzo di veicoli nella transizione ecologica con un accordo sull’occupazione e sulle nuove assunzioni – sostengono Samuele Lodi e Simone Marinelli della Fiom-Cgil che chiedono anche un confronto urgente con il governo e l’azienda- Al governo chiediamo di non sostituirsi ai sindacati e mettere a disposizione risorse per investimenti e formazione. Il ministro Urso ha regalato la Costituzione a Tavares. Noi chiediamo di applicarla a Parigi e a Roma».

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