È finita come era previsto che finisse, nonostante le giravolte e le retromarce dell’ultimo minuto che hanno rischiato di riaccendere lo scontro tra Lega e Fratelli d’Italia. L’aula del Senato ha approvato ieri il decreto Cutro con 92 voti a favore contro 64 contrari, cosa che permette alla Lega di festeggiare rivendicando il ritorno ai decreti sicurezza di Matteo Salvini con in particolare una stretta sulla protezione speciale che rischia di far precipitare nella clandestinità decine di migliaia di migranti. «I numeri esatti è difficile dirli, dovrebbero essere rimpatriate circa 40 mila persone» spiega alla radio il capogruppo del Carroccio a palazzo Madama Massimiliano Romeo.

Il tempo dirà se le previsioni fatte saranno rispettate oppure se tutto finirà come nel 2018, quando Matteo Salvini promise l’espulsione di 500 mila migranti irregolari. Numeri buoni soltanto per la propaganda. Intanto, però, siamo un paese che offre meno garanzie a chi cerca un futuro dentro i suoi confini. A partire dalle maglie più strette previste per la protezione speciale.

Con le nuove norme, che passano adesso all’esame della Camera, questo status sarà limitato a casi «eccezionali», come «cure mediche, calamità naturali e vittime del reato di costrizione e induzione al matrimonio». Un giro di vite che riguarda anche i motivi di salute: potrà infatti restare in Italia solo chi è affetto da patologie «non adeguatamente curabili nel Paese di origine». Protezione speciale, infine, che non potrà più essere convertita in permesso di soggiorno per lavoro.

Un intervento all’ultimo minuto del governo ha imposto mercoledì la cancellazione di un’ulteriore restrizione, inserita inizialmente in un emendamento della maggioranza, che prevedeva lo stop al rispetto degli obblighi internazionali nel valutare la concessione della protezione e al momento delle espulsioni. Il rischio di uno scontro con il Quirinale, oltre che un possibile intervento della Corte costituzionale, ha però convinto la premier Giorgia Meloni a respingere la forzature tentata dalla Lega.

Le nuove norme prevedono anche un aumento del numero dei Centri per i rimpatri (Cpr) e un allungamento dei tempi di detenzione, che passano dagli attuali 90 giorni prorogabili di altri 30 a 90 giorni prorogabili di 45, insieme allo stop nei centri di accoglienza gestiti dagli enti locali dell’assistenza psicologica, dei corsi di lingua italiana e dei servizi di orientamento legale e al territorio per i migranti.

Altra novità riguarda una norma definita dalla maggioranza anti-scafisti: è previsto un nuovo reato penale per i trafficanti di esseri umani con pene che possono raggiungere i 30 anni di carcere.

I primi articoli del provvedimento riguardano infine il decreto flussi per il prossimo triennio con un tetto agli ingressi legali per motivi di lavoro fissato per il 2023 a 82 mila posizioni contro le 250 mila richieste arrivate da parte degli imprenditori. Con gli emendamenti presentati dal governo è previsto infine il potenziamento degli hotspot, l’affidamento della gestione del centro di Lampedusa alla Croce Rossa con la previsione di un nuovo punto del 118 sull’isola e lo stanziamento di 8,8 milioni per il potenziamento del servizio di trasporto marittimo dei migranti.

Il decreto, che scade il 9 maggio, passa ora alla Camera dove è atteso in aula per i primi giorni del prossimo mese e dove, nonostante l’invito rivolto ieri alla maggioranza dalle opposizioni ad aprire un confronto, verrà blindato anche con il voto di fiducia. «C’è un approccio tutto ideologico che non dà riposte alle tragedie come quelle di Cutro – ha commentato ieri i capogruppo dem al Senato,. Francesco Boccia – e non fornisce nessuna strategia di governo per affrontare un fenomeno strutturale. Un decreto irresponsabile e disumano» che non farà altro che «creare più irregolari».