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Protesta contro Eni: archiviate le accuse agli attivisti di Ultima Generazione

Protesta contro Eni: archiviate le accuse agli attivisti di Ultima GenerazionePresidio di solidarietà con gli attivisti fuori dal tribunale – Ultima Generazione

Clima Prima sentenza dei tribunali italiani per l'organizzazione ecologista

Pubblicato circa un anno faEdizione del 29 settembre 2023

Buona la prima. Si conclude con il lieto fine, quasi completo, il primo processo a Ultima Generazione. Il primo in Italia, perché i giudici di Città del Vaticano hanno già emesso una condanna a nove mesi e quasi 2mila euro di multa per due appartenenti all’organizzazione ecologista che si sono incollate al basamento del Laocoonte nell’agosto 2022.

Ieri invece il tribunale di Roma ha dichiarato l’improcedibilità contro i tre attivisti – Chloé, Michele e Laura – che il 19 aprile dello scorso anno avevano protestato contro Eni lanciando vernice e danneggiando con dei martelletti le vetrine dell’Eni Energy Store di via degli Ammiragli, a Roma. Per queste azioni erano accusati di danneggiamento aggravato, violenza privata e porto di armi o oggetti atti a offendere.

Come nelle analoghe azioni di disobbedienza civile non violenta, gli attivisti sono rimasti sul posto all’arrivo delle forze dell’ordine senza opporre resistenza al fermo. Che però in quell’occasione è costato loro anche una notte in cella. Il giorno seguente è iniziato il processo per direttissima.

L’udienza, dopo un primo rinvio, si è tenuta ieri con rito abbreviato. Il giudice ha rilevato che il colosso del fossile italiano non aveva presentato querela, diventata necessaria per i reati di danneggiamento e violenza privata dopo l’introduzione della riforma Cartabia. Dal momento che questa legge al tempo dei fatti non era ancora in vigore, «il giudice ha avvisato Eni della necessità di presentare querela perché era stata fatta una denuncia senza la relativa richiesta di punizione. La società, però, ha deciso di non perfezionarla e dunque le accuse sono decadute», fa sapere l’avvocato Cesare Antetomaso, difensore degli attivisti.

Per il reato di porto d’armi, i martelletti, il pubblico ministero aveva chiesto una condanna a 200 euro di ammenda, mentre il giudice ha deciso di calcolarla in 600 euro. È stata comunque concessa la sospensione condizionale della pena e la non menzione nel casellario giudiziario.

«L’Eni ha deciso di non portare ulteriormente sui giornali la notizia di questa protesta, perché sa di essere in torto: ora sappiamo che fin dagli anni ’70 aveva commissionato degli studi sul cambiamento climatico e scoperto che continuare a investire in combustibili fossili ed emettere Co2 nell’atmosfera avrebbe portato in questo secolo a conseguenze catastrofiche», ha scritto in un comunicato Ultima Generazione, facendo riferimento al recente report pubblicato da Re Common Eni sapeva.

Intanto ieri la procura di Roma ha fatto trapelare la notizia della chiusura indagini su un gruppo di persone che fanno parte di Ultima Generazione per i blocchi stradali sulle principali arterie della capitale. A 12 di loro sarà contestato il reato di interruzione di pubblico servizio. L’organizzazione ecologista ha moltiplicato questo tipo di azioni di protesta per chiedere al governo italiano di mettere fine ai sostegni economici ai produttori di energia fossile.

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