Primo dibattito tv, i temi li mette l’estrema destra
Francia verso il voto Potere d’acquisto e immigrazione al centro. Per il Fronte popolare si parla a rotazione
Francia verso il voto Potere d’acquisto e immigrazione al centro. Per il Fronte popolare si parla a rotazione
Gabriel Attal, il primo ministro per la maggioranza uscente, Jordan Bardella presidente del Rassemblement national, e per il Nouveau Front populaire Manuel Bompard, coordinatore della France Insoumise e stretto collaboratore di Jean-Luc Mélenchon, hanno dibattuto ieri sera su Tfi, su due temi al centro della campagna-lampo per le legislative: il potere d’acquisto e le questioni legate alla sicurezza e all’immigrazione. Due temi messi avanti dall’estrema destra, due risposte opposte da parte di Rn e Nfp, mentre Attal respinge entrambi gli “estremi” in nome della razionalità di governo.
È il primo dibattito tv tra i grossi candidati, nella campagna-blitz imposta dalla scelta di Maron di sciogliere l’Assemblée nationale la sera della sconfitta del suo campo alle europee. Assente il rappresentante dei Républicains, che hanno denunciato un’esclusione «molto dannosa» a loro svantaggio, visto che il 25% degli elettori è ancora indeciso a pochi giorni dal primo turno. Il Consiglio di stato ha però respinto la richiesta del partito erede del gollismo, inoltre i criteri per le tv sono basati sugli ultimi risultati elettorali e sui sondaggi e Lr, benché dominino il Senato, sono ormai in netto declino, menomati inoltre dalla fronda del presidente, Eric Ciotti, che si è alleato con il Rn.
Ai prossimi incontri tv con Attal e Bardella, questa settimana, per il Nouveau Front Populaire (Nfp) ci sarà una rotazione: dopo Bompard della Frande Insoumise, Marine Tondelier degli Ecologisti, in seguito un socialista e un comunista. Ieri su Tf1 sia Attal che Bardella avrebbero preferito dibattere con il leader di Lfi, Jean-Luc Mélenchon. Ma Mélenchon è in questi giorni oggetto di forti critiche, anche all’interno del suo schieramento. Paradossalmente, Mélenchon sta vivendo un rigetto parallelo a quello subito da Macron, che anche i suoi vorrebbero relegare in secondo piano. Ma né Mélenchon né Macron hanno intenzione di mettersi da parte. Il presidente continua a intervenire, in una lunga spiegazione su un sito di imprenditori ha rivendicato la «razionalità» della politica perseguita finora, evocando il rischio di «guerra civile» nel caso di vittoria degli «estremisti». È come «un artista passato di moda» taglia corto un deputato dell’area Macron.
Per Mélenchon, in gioco c’è la questione della scelta del primo ministro per il Nfp. Marine Le Pen lascia il posto a Jordan Bardella, mentre il primo ministro uscente, Gabriel Attal, si mette in prima fila e prende le distanze da Macron: «Il 9 gennaio, il presidente della Repubblica mi ha nominato primo ministro, il 30 giugno voglio che i francesi mi scelgano». A sinistra, invece, per il momento non è stata presa nessuna decisione sul nome da proporre e neppure sul metodo per sceglierlo: il Ps chiede un voto tra gli alleati del Nfp, mentre per Lfi deve essere il partito più importante, cioè il loro (sulla base delle elezioni legislative del 2022, mentre alle europee il Ps è arrivato in testa). Tutte queste polemiche interne indignano: l’ecologista Yannick Jadot respinge queste dispute marginali, mentre la Francia deve affrontare il rischio dell’arrivo al potere dell’estrema destra, che contraddice tutta la storia del paese, «siamo orgogliosi della Resistenza, non di Vichy».
Oggi c’è una manifestazione a Parigi. È tornato in scena anche l’ex ministro e presidente dell’Fmi, Dominique Strauss-Kahn, che chiede un voto anche per Lfi in caso di ballottaggio con Rn. Un appello di 200 personalità (macronisti, socialisti, verdi) chiede la «desistenza». Ma un gruppetto di altre personalità, tra cui Elisabeth Badinter e gli ex primi ministri Manuel Valls e Bernard Cazeneuve, si oppone a un voto per i candidati Lfi.
La questione di Lfi riguarda delle prese di posizione dopo il 7 ottobre e durante la campagna per le europee, che il partito di Mélenchon ha centrato su Gaza: ci sono state derive antisemite, assimilazione degli ebrei francesi a sostenitori di Netanyahu, al punto che Serge Klarsfeld, il cacciatore di nazisti, ha persino dichiarato che nel caso di ballottaggio Rn-Lfi avrebbe scelto l’estrema destra (Marine Le Pen aveva partecipato alla marcia contro l’antisemitismo a Parigi dopo il massacro del 7 ottobre da parte di Hamas). C’è anche una petizione di grandi imprenditori, a favore di una scelta razionale, contro gli «estremi».
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