Europa

Prime prove di accordo nella Ue: a Lampedusa i migranti della Viking

Prime prove di accordo nella Ue: a Lampedusa i migranti della Viking

L'avamporto Lo sbarco in serata, ma il sindaco Martello protesta: «Accoglienti si, cretini no». Le ong: «Sollievo per la soluzione, ma servono canali legali»

Pubblicato circa 5 anni faEdizione del 15 settembre 2019

Alla fine il segnale è arrivato. Sono da poco passate le otto del mattino quando al ponte di comando della Ocean Viking ricevono la comunicazione da parte del Centro di coordinamento dei soccorsi di Roma (Mrcc) di dirigere verso Lampedusa. Per Sos Mediterranée e Medici senza frontiere, le due ong che hanno in gestione la nave, è l’indicazione attesa da sei giorni di un porto sicuro dove poter sbarcare gli 82 migranti che si trovano a bordo, ma soprattutto l’inizio della fine di un copione tragico che da più di un anno tiene tutti, migranti ed equipaggi delle navi che li soccorrono, prigionieri in alto mare. «Piccoli segnali di discontinuità» è non a caso il commento di un’altra ong impegnata nei soccorsi, la spagnola Open Arms.

A bordo della Ocean Viking l’annuncio dell’imminente sbarco viene accolto dai migranti con applausi e grida di gioia. «Siamo sollevati», commenta il direttore generale di Msf Gabriele Eminente. «L’assegnazione di un porto sicuro da parte del governo italiano è una chiara affermazione dei diritti e dei valori umanitari e una risposta più umana al dramma che continua a consumarsi nel Mediterraneo centrale».

Sono passati undici mesi dall’ultima volta che Mrcc Roma aveva indicato un porto sicuro alla nave di una ong. Era l’8 giugno dello scorso anno, e quanto accaduto dopo è stato l’applicazione pratica della politica dei porti chiusi di Matteo Salvini. Il via libera di ieri alla Viking è stato reso possibile dalla disponibilità ad accogliere i migranti offerta da un gruppo di Stati europei guidati da Francia e Germania, che ne prenderanno il 25% ciascuno, ma anche dall’Italia dove ne rimarranno circa 8, il 10%. I rimanenti verranno distribuiti tra gli altri Paesi che hanno aderito all’accordo.

Lo sbarco potrebbe essere anche la prova generale del meccanismo di ricollocamento dei migranti in Europa al quale si sta lavorando da settimane e che prevede per l’appunto la creazione di una cabina di regia europea che distribuisca uomini, donne e bambini tra un gruppo di Paesi che accettano volontariamente di accoglierli. Meccanismo ancora tutto da limare, sia perché non è previsto alcun obbligo per l’accettazione dei migranti, sia perché non è ancora chiaro se la disponibilità offerta da alcune capitali, prime fra tutte proprio Parigi e Berlino, riguarda tutti i migranti oppure solo quanti hanno la probabilità di vedersi riconosciuto lo status di rifugiato, lasciando tutti gli altri ai Paesi di primo approdo (Italia, Malta, Grecia e Spagna).

Per questo a Palazzo Chigi si pensa di procedere per tappe. Le prime due sono previste per mercoledì prossimo, 18 settembre, quando a Roma arriverà il presidente francese Emmanuel Macron. Lo stesso giorno il ministro dell’Interno Lamorgese sarà a Berlino dove affronterà la questione con il collega Horst Seehofer. Il ministro tedesco nei giorni scorsi si è speso molto a favore di una soluzione che venisse incontro alle esigenze italiane. Tutti incontri fondamentali in vista del mini vertice del 23 settembre, quando alla Valletta si vedranno i ministri dell’Interno di Italia, Francia, Germania, Finlandia, in quanto presidente di turno dell’Ue, e della Commissione Ue. Quel giorno si capirà se l’accordo esiste davvero e in che termini, oltre ai Paesi che vi avranno aderito (si parla anche di Spagna, Portogallo e Lussemburgo) e le quote di migranti destinate a ciascuno. Si dovrebbero affrontare anche le sanzioni, chieste dal premier Giuseppe Conte, per i Paesi che invece si saranno tirati indietro.

Se infine tutto sarò filato liscio, l’ultima tappa è il vertice degli Affari interni del 7 e 8 ottobre. Solo allora si capirà se la politica dei porti chiusi potrà dirsi finalmente archiviata.
Intanto il sindaco di Lampedusa, Salvatore Martello, ha contestato la decisione di far arrivare sull’isola i migranti della Viking: «La nostra isola non può essere la soluzione a tutti i problemi – ha detto -. La Sicilia era più vicina e il Viminale deve rispettare le regole. Accoglienti sì, cretini no».

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