«Per le autorità e la società tutta, oggi è necessario mettere un punto all’operazione militare speciale». Lo dichiara in un video postato su Telegram il capo e fondatore della brigata Wagner Yevgeny Prigozhin. Non per un improvviso slancio pacifista ma perché, sostiene il “cuoco di Putin”, «la Russia ha raggiunto gli scopi che si era data»: sterminare «buona pare della popolazione maschile» ucraina e «intimidirne» un’altra parte che è fuggita in Europa. E ancora: «la Russia ha tagliato fuori» l’Ucraina dal Mar d’Azov e «da larga parte del Mar Nero», «conquistato una grossa parte del territorio ucraino e creato un corridoio con la Crimea». Ora, sostiene Prigozhin, «resta da fare una sola cosa: insediarsi stabilmente, tenersi stretti quei territori». Contemporaneamente, il ministero della Difesa di Mosca annuncia che la Wagner continua a “fare progressi” a Bakhmut: «Le unità d’assalto Wagner sono avanzate con successo, conquistando due aree nella periferia nord e sud della città».

A Slovjansk, colpita venerdì da un bombardamento russo che ha distrutto un edificio residenziale, il numero delle vittime è salito a undici, mentre le unità di soccorso ucraine continuano a cercare sopravvissuti sotto le macerie. Su Twitter, il consigliere del ministero degli Interni Anton Gerashenko ha dato la notizia che fra le vittime è stato trovato anche un bimbo di due anni. Altre due vittime, due donne, sono state uccise dal fuoco d’artiglieria russo a Kherson. Le forze di polizia cittadine denunciano inoltre con un post su Facebook attacchi mirati portati avanti con droni contro ufficiali di polizia locale: ieri ne sono stati feriti due.
Intanto, mentre le nazioni del G7 promettono altri cinque miliardi di aiuti a Kiev, la vicina e “alleata” Polonia mette al bando l’importazione di grano e altri prodotti alimentari ucraini nel Paese. Lo ha detto ieri il presidente del Pis Jaroslaw Kaczynski, parlando di un divieto imposto a «molti, molti prodotti» a causa dei prezzi inferiori di quelli ucraini rispetto ai polacchi che hanno messo in difficoltà i produttori locali. «Siamo e rimaniamo amici dell’Ucraina. La sosteniamo e continueremo a farlo. Ma è nell’interesse di ogni stato, di ogni autorità, di proteggere gli interessi dei propri cittadini».