Dopo la vittoria in Sardegna tra i giallorossi è tutto un fiorire di appelli all’insegna di «squadra che vince non si cambia», in vista delle prossime regionali in Basilicata (aprile) e Piemonte (giugno): in entrambi i casi l’alleanza ancora non c’è. «È un percorso che si deve provare a fare in tutti i territori, quindi anche in Piemonte si proverà a farlo», mette a verbale il capogruppo dei 5S in Senato Stefano Patuanelli. «Spero che il segnale sardo arrivi a tutti i dirigenti del centrosinistra anche in Piemonte e Basilicata», gli fa eco il dem Andrea Orlando. Così anche il deputato piemontese dei rossoverdi Marco Grimaldi: «Non possiamo permetterci di cedere ancora una volta il Piemonte alle destre peggiori della storia Repubblicana. Non ci sono alibi per non seguire la strada della Sardegna».

SEMBRA FACILE, MA COSÌ non è. Soprattutto in Piemonte, forse la regione dove i rapporti tra Pd e 5S sono al livello più basso dai tempi in cui la plenipotenziaria grillina Chiara Appendino era sindaca di Torino e il suo successore, il dem Stefano Lo Russo, tra i capi dell’opposizione: lui la denunciò per una questione di bilanci, lei fu assolta ma gliel’ha giurata: mai più neppure un caffè insieme. Fosse solo per loro due. da qualche mese il pomo della discordia è il nuovo ospedale pubblico della Pellerina, progetto della regione con fondi Inail su cui il Comune ha fato il via libera: ma dovrebbe sorgere in un’area ora occupata da giostre limitrofa al parco della Pellerina, è nata una protesta dei cittadini che i 5S hanno deciso di cavalcare.

«Noi gli unici dalla parte dei cittadini: centrodestra e centrosinistra quando si tratta di consumare suolo vanno d’accordo. E non ascoltano nessuno», il refrain che la capogruppo 5S in Regione Sarah Disabato porta avanti da mesi. Nei tavoli programmatici che da gennaio i due partiti hanno provato a mettere in piedi la questione non si è risolta: i grillini vogliono che il sindaco faccia retromarcia e individui una nuova area già cementificata per il nuovo ospedale. Ma Lo Russo non ha alcuna intenzione di frenare sul nuovo ospedale. Tanto che il nosocomio della Pellerina rischia di diventare «come il termovalorizzatore di Roma: uno scoglio insormontabile», spiega una fonte che lavora all’intesa.

DI PIÙ: IL SINDACO VIENE accusato apertamente da Appendino di essere una sorta di sodale del governatore dei centrodestra Cirio. Della serie: sono sempre d’accordo sui temi fondamentali. Chi conosce Torino racconta che «sia tra i dem che i 5S sono davvero pochi a credere nella possibilità di un accordo per la Regione». Di seguaci di Schlein ce ne sono pochissimi in consiglio comunale. E i grillini si dividono tra chi contesta il Pd da destra e chi da sinistra, da posizioni No Tav. «Se Schlein e Conte non impongono un accordo dall’alto non si farà mai», spiega una fonte molto vicina al dossier. Ai 5S non è bastata neppure la candidatura di Chiara Gribaudo, molto vicina a Schlein, che da mesi va ripetendo quello che dopo la Sardegna è diventato persino banale: «Senza coalizione non entriamo neppure in partita».

NIENTE DA FARE. E COSÌ non ha stupito nessuno l’attacco di ieri di Disabato: «Abbiamo sempre ribadito come non vi fosse alcun collegamento tra il nostro percorso e quello della Sardegna. Ad oggi le risposte che aspettavamo dal Pd non sono arrivate, le logiche spartitorie non ci appartengono. Dispiace che i passi in avanti fatti dal M5S in questi mesi non siano stati ricambiati in alcun modo. Le convergenze non si costruiscono per battere qualcuno, ma per offrire un progetto serio e concreto ai cittadini».

Replica il segretario del Pd piemontese Domenico Rossi: «Serve uno scatto di responsabilità e serve subito. Non c’è più un minuto da perdere». Lui stesso ha fissato nel 20 marzo la deadline: senza intesa il Pd sceglierà il suo candidato. Se Conte e Schlein non troveranno l’intesa su Gribaudo, che sarebbe nelle cose dopo il sì della segretaria a Todde, l’ultima spiaggia sarà un profilo civico. Tre i nomi possibili: il presidente dell’ordine dei medici Guido Giustetto, la segretaria del sindacato dei medici Chiara Righetti o l’ex rettore Guido Saracco . Altrimenti ognun per sè verso la sicura riconferma di Cirio.

IN BASILICATA UN CANDIDATO progressista è in campo da mesi: si tratta di Angelo Chiorazzo, cattolico, vicino alla comunità di Sant’Egidio, dirigente del mondo cooperativo bianco. Candidato in autonomia, ha ricevuto il sostegno del Pd, ma i gruillini sono divisi: il sindaco di Matera Domenico Bennardi lo sostiene, così come l’ex sottosegretaria Mirella Liuzzi. Ma il coordinatore regionale Arnaldo Lomuti resta sul no: pesa il passato di Chiorazzo in Cl e l’amicizia con Gianni Letta, temi su cui Il Fatto di Travaglio mostra più di una perplessità.

«La Basilicata abbia lo stesso coraggio della Sardegna», l’appello di ieri di Chiorazzo. Dalla Basilicata possiamo lanciare un messaggio politico forte a tutta l’Italia, con la stessa umiltà e generosità che hanno reso possibile il successo di Alessandra Todde: un centrosinistra unito e che apre senza timori al civismo è realmente competitivo». A suo sostegno l’ex ministro Roberto Speranza, che ribadisce di non avere alcuna intenzione di candidarsi: «Mi auguro che nel campo progressista cadano veti e pregiudizi, e si apra con Chiorazzo un confronto di merito sul programma e sui contenuti».