Post-sisma, la scuola promessa a San Ginesio, che il governo ha bloccato
Ricostruzione allo 0,5% A due anni dal terremoto, il polo scolastico, è ancora un fantasma. I lavori erano partiti, ma il ministero dei Beni culturali si è messo di traverso
Ricostruzione allo 0,5% A due anni dal terremoto, il polo scolastico, è ancora un fantasma. I lavori erano partiti, ma il ministero dei Beni culturali si è messo di traverso
Il cratere marchiano del terremoto, a due anni esatti dalle scosse più dure, è popolato ormai da fantasmi. Fantasmi di persone (lo spopolamento è passato dallo 0.8% annuo al 3.4% sul totale dei residenti) e fantasmi di cose. A San Ginesio, in provincia di Macerata, monta il caso della scuola che c’era, poi non c’è stata più e adesso non si capisce se ci sarà mai. Una storia di burocrazia e silenzi, pratiche sbrigate e stop improvvisi, in questo assurdo post-sisma in cui la ricostruzione è appena allo 0.5%: su 700mila edifici ispezionati, 220mila sono stati giudicati inagibili e i cantieri aperti sono appena 700. Quelli chiusi si contano sulle dita di due mani. L’allarme è rosso se si pensa che il 31 dicembre (cioè tra due mesi) scadranno i contratti dei mille dipendenti degli uffici sisma dei vari comuni.
Nei giorni successivi alle scosse della fine di ottobre del 2016, il Comune di San Ginesio si trova a dover far fronte a una distruzione pressoché totale. Dopo aver sistemato gli sfollati in un ostello, l’amministrazione decide di puntare sulla costruzione di un grande polo scolastico all’interno del centro storico. I fondi ce li mette lo Stato, il progetto l’Università di Ancona: la struttura ospiterà aule le scuole dell’obbligo, il liceo e l’istituto professionale. Nel gennaio del 2017, una delle prime ordinanze del governo Gentiloni riguarda il «progetto di eccellenza per la scuola» del paese in cui si prevede la sua costruzione in una «area di proprietà pubblica immediatamente disponibile». Sembra fatta: il progetto viene passato al vaglio da svariate commissioni e dagli uffici della Regione Marche. Palazzo Chigi riesce anche ad aggiudicare i lavori a una ditta e alla Conferenza dei servizi di Rieti l’unica discussione riguarda la scelta del colore della tinteggiatura esterna. Addirittura partono i lavori: la terra viene perforata per inserire le fondamenta. Poi più nulla. È l’11 giugno scorso quando il ministero dei Beni Culturali blocca tutto per una incompatibilità con una legge urbanistica degli anni ’80. Una decisione che ha dell’incredibile, visto che lo stesso ministero in precedenza aveva espresso parere favorevole. Il problema arriverebbe dalla Sovrintendenza per i beni archeologici delle Marche, benché nel febbraio del 2017 il Comune avesse inviato una Pec sul progetto, e la risposta fu il classico silenzio-assenso. Cosa è successo allora? Non si sa. La Sovrintendenza non dà risposte a nessuno e addirittura non si presenta mai agli appuntamenti per discutere del progetto.
Una storia di fantasmi, dunque, che diventa teatro dell’assurdo, e nulla può nemmeno il neonato Comitato in favore del polo scolastico, che spinge e prova a spiegare l’inspiegabile. Il cratere è pieno di vicende del genere in quella che già in molti chiamano «strategia dell’abbandono», un processo che si consuma un centimetro alla volta, giorno dopo giorno, senza incidenti o scandali di grandi dimensioni, ma in una serie di piccoli casi che, sommati, stanno portando il territorio appenninico delle Marche a scomparire.
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