Porti chiusi, la nave Alan Kurdi si dirige verso Marsiglia
Mediterraneo Bloccata da sabato. Nessuna risposta dai centri per il coordinamento del soccorso marino. A bordo 125 persone, di cui 57 minori. Il vice-sindaco della città francese: «Pronti ad accogliere, è la nostra tradizione»
Mediterraneo Bloccata da sabato. Nessuna risposta dai centri per il coordinamento del soccorso marino. A bordo 125 persone, di cui 57 minori. Il vice-sindaco della città francese: «Pronti ad accogliere, è la nostra tradizione»
Mentre a Bruxelles si annuncia un patto che traduce «solidarietà» come «rimpatri forzati» e a Roma il segretario Pd Nicola Zingaretti alza di nuovo la voce per modificare le leggi sicurezza, nel Mediterraneo c’è una nave carica di naufraghi che vaga senza porto. Col nuovo governo i tweet offensivi o gli slogan roboanti sono passati di moda, ma tra il (non) dire e il fare c’è di mezzo il mare. Così ieri la Alan Kurdi della Ong Sea-Eye, giunta al quarto giorno di blocco, ha puntato la prua verso il porto di Marsiglia. Non succedeva dai tempi di Matteo Salvini, che a giugno 2018 costrinse la Aquarius di Sos Mediterannée e Medici Senza Frontiere a dirigersi verso il porto di Valencia. Aveva salvato 630 naufraghi.
STAVOLTA I PORTI CHIUSI non sono stati menzionati, ma nessun centro di coordinamento del soccorso marittimo si è assunto la responsabilità del caso. Malta l’ha immediata negata. Roma ha fatto orecchie da mercante. Da Brema nessuna risposta. Sea-Eye ha chiamato in Germania perché la nave batte bandiera tedesca – per esplicita scelta dell’organizzazione di portare al centro dell’Europa ciò che accade lungo la frontiera mediterranea – ma non bisogna dimenticare che il diritto internazionale prevede lo sbarco dei naufraghi nel porto sicuro più vicino, non in quello dello stato cui appartiene l’imbarcazione.
«NON ERA MAI SUCCESSO che tutti i centri europei di soccorso marittimo rifiutassero di coordinare i nostri casi di ricerca e soccorso», afferma Sophie Weidenhiller, portavoce di Sea-Eye. Nella notte tra lunedì e martedì la guardia costiera italiana aveva evacuato otto persone per ragioni di sicurezza, così sulla nave ne sono rimaste altre 125, di cui ben 57 minori. Stanno viaggiando verso Marsiglia, ma una bufera li attende sulla rotta e probabilmente dovranno cercare riparo.
I RAPPRESENTANTI ISTITUZIONALI della città francese hanno lanciato un messaggio chiaro: «Se la Alan Kurdi lo desidera, il porto di Marsiglia sarà aperto. Non lasceremo morire dei naufraghi nel Mediterraneo. È la nostra storia, è la nostra tradizione e sono i nostri valori», ha twitatto Benoît Payan. L’esponente del Partito socialista è il vice di Michèle Rubirola, sindaca di sinistra e verde, ma ha assunto la carica ad interim perché la prima cittadina è convalescente. In ogni caso la decisione finale spetta al governo, il cui portavoce Gabriel Attal ha dichiarato: «la nave va accolta nel porto più sicuro, più vicino, per consentire lo sbarco».
AL MOMENTO nel Mediterraneo centrale non ci sono navi umanitarie. Sea-Watch 3, Sea-Watch 4 e Ocean Viking sono in stato di fermo amministrativo, a causa di ambigui provvedimenti della guardia costiera. Open Arms è alla prima settimana di quarantena vicino Palermo. La Mare Jonio è invece a Pozzallo, pronta a partire. Il governo italiano, tramite l’Enac, è riuscito a fermare anche Moonbird, aereo di Sea-Watch e Humanitarian Pilots Initiative che monitorava ciò che accade lungo la rotta del Mediterraneo centrale. Gli ultimi occhi rimasti sono quelli dell’altro velivolo civile: Seabird.
IERI POMERIGGIO ha avvistato un’imbarcazione in vetroresina con 25 persone nella cosiddetta «Sar libica». «Il barchino è alla deriva e la maggior parte delle persone a bordo non indossa lifejackets – ha twittato Sea-Watch – Il nostro equipaggio ha inviato due Mayday Relay e allertato le autorità di Libia, Malta, Italia».
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