Polvere e morte in Marocco
L'Atlante strappato È di oltre mille vittime il bilancio provvisorio della potente scossa di terremoto che ha colpito Marrakech e il cuore del regno di Mohammed VI. La corsa per salvare i superstiti intrappolati sotto le macerie. L’appello delle autorità: donate il sangue. I timori per le zone di montagna rimaste isolate: le case tradizionali sono in pietra e argilla. Completamente distrutti decine di borghi vicini all’epicentro, nella regione di Al-Haouz
L'Atlante strappato È di oltre mille vittime il bilancio provvisorio della potente scossa di terremoto che ha colpito Marrakech e il cuore del regno di Mohammed VI. La corsa per salvare i superstiti intrappolati sotto le macerie. L’appello delle autorità: donate il sangue. I timori per le zone di montagna rimaste isolate: le case tradizionali sono in pietra e argilla. Completamente distrutti decine di borghi vicini all’epicentro, nella regione di Al-Haouz
«Il terremoto più potente che abbia colpito il regno fino ad oggi». La stampa marocchina ha raccontato così quanto sia stata «forte e prolungata» la scossa di terremoto che ha devastato centro il Marocco nella notte tra venerdì e sabato, provocando oltre «1037 morti e 1200 feriti di cui almeno 700 in condizioni critiche». Un bilancio «provvisorio» ha precisato nella serata di ieri il ministero dell’Interno marocchino, indicando che «mancano ancora informazioni e dati sulle zone più rurali e interne del paese» rimaste in molti casi «isolate e prive di collegamenti».
«NELLE CITTÀ DELLA COSTA siamo scesi per strada ma fortunatamente non ci sono stati crolli di palazzi e vittime», racconta Omar Essadi, marocchino residente in Italia ma in vacanza a Kenitra, che solo nel pomeriggio è riuscito a raggiungere telefonicamente i suoi parenti a Marrakech. «La terra lì ha tremato con una potenza tale che nelle case sono caduti i mobili, sono crollate le pareti come se fossero di cartone, i miei parenti sono scappati per paura che gli crollasse tutto addosso, sono corsi in strada senza luce e in mezzo alla polvere: è stato terribile!».
Ieri le telefonate – spesso interrotte dalle difficoltà nei collegamenti – tra l’Italia e il Marocco hanno coinvolto gran parte della numerosa comunità marocchina che risiede nel nostro paese. Molti – soprattutto nell’area di Torino – vengono dalla zona di Kouribga e Marrakesh e i racconti sono scene di distruzione e morte.
Il Centro nazionale per la ricerca scientifica e tecnica (Cnrst), con sede a Rabat, ha indicato che la scossa ha avuto «una magnitudo di 7 gradi della scala Richter» ed ha causato ingenti danni e il crollo di diversi edifici nelle province di Al Haouz, Taroudant, Chichaoua, Ouarzazate e Marrakech. La scossa è stata avvertitain tutto il paese, dalla capitale Rabat a Casablanca, Agadir ed Essaouira, seminando il panico tra la popolazione, con migliaia di persone in strada per la paura di nuovi crolli e scosse.
Sui social network hanno cominciato a circolare video, molti dei quali girati a Marrakech e nella sua regione. Mostrano una violenta scossa verso le 11 di sera, il collasso di alcuni edifici e scene di panico tra le persone fuggite in strada. È crollata parte della moschea Kharboush, nella famosa piazza Jemaa el-Fna, come le antiche mura della Medina – dichiarate Patrimonio dell’umanità dall’Unesco -, mentre gli edifici più recenti e la zona turistica sembra che abbiano resistito alla scossa.
NELLA CELEBRE «CITTÀ OCRA» – come il colore della terra che la circonda – centinaia di turisti e migliaia di abitanti della zona centrale hanno trovato rifugio e passato la notte proprio nella piazza Jemaa el-Fna. Ancora non sono state fornite indicazioni riguardo a possibili vittime tra i turisti stranieri – 13 le vittime marocchine accertate in città – e, secondo l’unità di crisi della Farnesina, «gli oltre 400 italiani presenti nell’area starebbero bene.
Citando fonti mediche, il sito d’informazione Médias24 ha segnalato un «afflusso massiccio» di feriti negli ospedali di Marrakech ormai al collasso. Mentre le autorità hanno invitato tutta la popolazione residente «a recarsi nei punti di raccolta medici per donare il sangue» e per aiutare «i vigili del fuoco e l’esercito nelle operazioni di soccorso per salvare i superstiti ancora intrappolati sotto le macerie».
Se numerose informazioni provengono da Marrakech, è più difficile sapere cosa sta succedendo nella zona rurale e montuosa dell’Atlante. Lì, le case tradizionali sono costruite in pietra e argilla, il che fa temere «una stima di danni e vittime ancora sconosciute, con numerose persone intrappolate sotto le macerie».
LA STAMPA LOCALE indica che numerose strade sono crollate, mentre alcuni elicotteri della gendarmeria sono stati inviati nei villaggi di montagna più isolati in un clima di «distruzione e desolazione», visto che quasi tutti i borghi intorno a Moulay Brahim, Taloudennt, Asni e Ouiargane sono quasi completamente distrutti.
Secondo le testimonianze raccolte dai primi soccorritori ci sarebbero «decine di cadaveri ammassati per le strade, vicino alle case crollate», con gli abitanti che hanno dovuto arrangiarsi da soli, cercando di salvare i superstiti. L’esercito di Rabat è riuscito a raggiungere alcune zone montane solo nella tarda mattinata di ieri, dispiegando successivamente numerose squadre di ricerca e soccorso e un ospedale da campo nella regione di Al-Haouz», l’epicentro del sisma.
Il Marocco non è nuovo a devastazioni sismiche. Il 24 febbraio 2004 una scossa di magnitudo 6,3 della scala Richter aveva scosso la provincia di Al Hoceima, 400 km a nord-est di Rabat, uccidendo 628 persone, mentre nel 1960 il terremoto che distrusse Agadir provocò oltre 12mila morti.
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