Polonia: vietare i Pride, la maggioranza non dice no
«Stop lgbt» La camera bassa del parlamento ha deciso di non bocciare una proposta di legge di iniziativa popolare per mettere fuori legge i cortei arcobaleno. Mentre approva in via definitiva la costruzione del muro anti-migranti al confine con la Bielorussia
«Stop lgbt» La camera bassa del parlamento ha deciso di non bocciare una proposta di legge di iniziativa popolare per mettere fuori legge i cortei arcobaleno. Mentre approva in via definitiva la costruzione del muro anti-migranti al confine con la Bielorussia
La campagna «Stop lgbt» fa breccia nella politica che conta in Polonia. Venerdì scorso, il Sejm, la camera bassa del parlamento polacco, ha deciso di non bocciare una proposta di legge di iniziativa popolare, nata dalla raccolta di 140mila firme, che punta a mettere fuori legge i cortei per i diritti lgbt. Più in generale, il progetto in questione punta a bandire dalla sfera pubblica qualsiasi esternazione propagandistica di «un orientamento sessuale diverso da quello eterosessuale».
Dietro alla campagna c’è ancora una volta lo zampino dell’attivista teo-con Kaja Godek della fondazione antiabortista «Vita e Famiglia». Già nel 2018 Godek aveva depositato in vano al Sejm una proposta di legge per vietare l’aborto terapeutico, un incubo per molte donne diventato poi realtà l’anno scorso grazie ad una sentenza del filogovernativo Tribunale costituzionale. Questa volta a prendere le redini dell’iniziativa, un altro membro della stessa fondazione, Krzysztof Kasprzak, capace di dire che «la comunità lgbt ha cominciato la sua scalata al potere nello stesso modo in cui lo aveva fatto negli anni Trenta il Partito nazista».
La maggioranza, guidata dalla destra populista di Diritto e giustizia (PiS), il partito di Jarosław Kaczyński, ha deciso di sottoporre il progetto di legge al vaglio della Commissione per l’Amministrazione e gli Affari Interni. «Questa proposta non sembra violare la Costituzione ma più semplicemente la ignora», ha commentato l’attivista polacco Jakub Gawron, tra gli autori dell’Atlante dell’odio, un progetto che monitora le iniziative locali anti-lgbt in tutto il paese. «Questo dibattito serve a dimostrare soltanto una cosa. Il Pis collabora con il movimento neonazista del signor Bąkiewicz, finanziato dal partito, e con quello di Kaja Godek», ha dichiarato invece la parlamentare Izabela Leszczyna della formazione liberale Piattaforma civica (Ko). Robert Bąkiewicz non è altro che l’organizzatore di quel Marsz Niepodległości, il «corteo dell’indipendenza», in cui ogni 11 novembre diverse migliaia di polacchi e un campionario dell’estrema destra europea si ritrovano da anni a sfilare insieme per le strade di Varsavia. Quest’anno ancora una volta la manifestazione non ha ottenuto il via libera delle autorità cittadine ma Bakiewicz ha registrato altri cortei per aggirare il divieto voluto dal sindaco progressista Rafał Trzaskowski.
Venerdì è stata una giornata buia al Sejm anche per un altro motivo: il parlamento ha infatti deciso di approvare in via definitiva la costruzione di un muro vero e proprio al confine con la Bielorussia per affrontare la «crisi migratoria». La maggioranza degli emendamenti proposti dall’opposizione è finita nel cestino. Niente gara d’appalto, dunque, per realizzare un progetto dai costi faraonici, lontano dagli occhi indiscreti dei media e senza meccanismi di controllo pubblico. In questo caso a mancare è soltanto la firma del presidente polacco Andrzej Duda, espressione del Pis.
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