Polonia, parlamento sospeso. Protesta l’opposizione
Verso le elezioni Accolta la mozione della destra populista al governo, i lavori della camera bassa riprenderanno dopo il voto. I partiti di minoranza protestano: «Decisione senza precedenti. O il PiS non è sicuro di ottenere un risultato positivo oppure sta lavorando a qualche provvedimento che non riuscirebbe a far approvare in condizioni normali»
Verso le elezioni Accolta la mozione della destra populista al governo, i lavori della camera bassa riprenderanno dopo il voto. I partiti di minoranza protestano: «Decisione senza precedenti. O il PiS non è sicuro di ottenere un risultato positivo oppure sta lavorando a qualche provvedimento che non riuscirebbe a far approvare in condizioni normali»
Colpo di scena in Polonia in vista delle elezioni parlamentari previste il prossimo 13 e 14 ottobre: il governo della destra populista di Diritto e giustizia (PiS) ha annunciato ieri la sospensione del Sejm, la camera bassa del parlamento polacco, nel primo giorno di quella che doveva essere l’ultima sessione in calendario prima di andare al voto. La ripresa dei lavori è prevista proprio all’indomani della sfida elettorale che vede il PiS favorito dopo la vittoria del 2015. Il nuovo appuntamento è stato fissato per il 15 e 16 di ottobre, quando a riunirsi sarà comunque il parlamento uscente.
La presidentessa del Sejm Elzbieta Witek ha accolto la richiesta del collega di partito Ryszard Terlecki di sospendere le attività delle camera bassa per concentrarsi su una campagna elettorale che si appresta ormai ad entrare nel vivo. Una scelta controversa che ha fatto insorgere l’opposizione. «Si tratta di una decisione senza precedenti. O il PiS non è sicuro di ottenere un risultato positivo alle elezioni oppure sta lavorando a qualche provvedimento che non riuscirebbe a far approvare in condizioni normali», ha spiegato Małgorzata Kidawa-Błonska, scelta per il ruolo di premier dalla formazione di centro-destra Piattaforma civica (Po) in caso di vittoria alla prossima tornata elettorale. E indubbio che la mossa della formazione fondata dai fratelli Kaczynski sia il frutto di calcoli politici.
«Non c’è nessuna spiegazione valida che possa giustificare il rinvio delle sedute parlamentari a dopo le elezioni. Così come non ce n’è nessuna che possa spiegare quale complotto si voglia coprire prendendo tale decisione», ha commentato con un tweet lo storico e giornalista Konrad Piasecki.
Con questa mossa la dirigenza del PiS ostenta sicurezza convinta di ritrovarsi con una maggioranza solida dopo le elezioni. Sabato scorso in una convention a Lublino il numero uno del partito Jarosław Kaczynski ha chiarito che punta a fare della Polonia un «paese del benessere» promettendo di portare l’anno prossimo il salario minimo a 3000 złoty (circa 1.000 euro) e offrendo una seconda tredicesima ai pensionati nel 2021. Forse il PiS ritiene che discussioni parlamentari e strascichi mediatici a un mese dal verdetto delle urne possano depotenziare l’effetto delle promesse populiste su cui Kaczynski punta ancora una volta con forza per conquistare i polacchi.
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