«Si è trattato di un tentativo dell’Ucraina di destabilizzare il nostro Paese». Per quanto stupisca, è questa la conclusione dei vertici russi sul pogrom antisemita di domenica all’aeroporto Makhachkala Uytash, in Daghestan. Ieri, dopo una notte in una base militare, i passeggeri del volo Red Wings proveniente da Tel Aviv sono stati trasportati su degli elicotteri militari a Mosca.

SECONDO LA TESTATA russa Mediazona la sera del 29 ottobre diversi canali Telegram, tra cui Utro Daghestan (Mattino Daghestan), iniziano a diffondere voci su «rifugiati provenienti da Israele» in arrivo da Tel Aviv con l’intenzione di stabilirsi nella repubblica autonoma della Federazione russa. Utro Daghestan è conosciuto nel mondo russofono per essere stato lanciato dall’ex parlamentare russo Ilya Ponomarev, l’attuale capo della legione Svoboda Rossii (Libertà per la Russia, ndr) che riunisce combattenti russi in Ucraina al fianco dell’esercito di Kiev e contro il governo di Vladimir Putin. L’informazione si diffonde talmente in fretta che ad attendere l’aereo si raduna una folla inferocita armata di bastoni e in alcuni casi anche di coltelli. La polizia locale viene presa alla sprovvista e in un primo momento fatica a opporsi alla turba che urla «Allah Akbar». Alcuni manifestanti portano bandiere palestinesi, come si può vedere nei video in rete.

Alcuni energumeni barbuti improvvisano addirittura un posto di blocco per ispezionare le auto in uscita dall’aeroporto. Quando arriva la notizia dell’atterraggio la massa inferocita si riversa nei locali dell’aeroporto e sulla pista di atterraggio. Nel mezzo di questi momenti molto concitati, Ponomarev fa sapere di non essere più legato al canale Utro Dagestan in nessun modo. Ma Mediazona dissente: «Qualche mese fa, in un commento sui media ucraini, Ponomarev ha definito Utro Daghestan “il suo”». Questo presunto coinvolgimento di uno dei dissidenti russi più famosi del mondo, attivamente impegnati contro il governo di Mosca anche durante la guerra in Ucraina, ha contribuito fin da subito alla diffusione della tesi del complotto. Si noti che Ponomarev e altri esuli russi nemici del Cremlino sono spesso citati come «agenti esterni» che agiscono per destabilizzare il Paese. Quale che sia la verità, Utro Daghestan ha effettivamente diffuso le notizie sopracitate.

LA PORTAVOCE del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ieri ha dichiarato che: «Si tratta di una provocazione pianificata dall’esterno per minare l’unità della Russia» e l’Ucraina «ha avuto un ruolo chiave». Anche il patriarca Kirill, capo della Chiesa ortodossa russa, parla di «un tentativo di seminare discordia» fra ebrei e musulmani e avverte che «non ci può essere alcuna giustificazione morale per coloro che hanno pianificato un attacco contro persone innocenti in arrivo nel Daghestan».

Dal canto suo il governo di Zelensky nega ogni accusa e ribatte a Mosca di «voler scaricare la responsabilità» e di tentare di nascondere il fatto che «in Russia si esercita violenza verso chiunque viene da fuori». Il portavoce del ministero degli Esteri, Oleg Nikolenko ha affermato che gli eventi di domenica «riflettono un radicato antisemitismo nelle élite e nella società russe». L’aeroporto di Makhachkala non è l’unico luogo interessato dal pogrom antisemita; il 28 ottobre, nella vicina Khasaviurt, l’hotel Flamingo, che sembrava ospitasse rifugiati israeliani, è stato letteralmente assediato. Tra i due episodi il bilancio complessivo è stato di 60 arresti, 20 feriti (tra cui 9 agenti) e un poliziotto ucciso.

DIVERSI canali Telegram russi e la testata di opposizione a Putin Meduza sostengono che nessuno dei circa 50 passeggeri a bordo del volo proveniente da Tel Aviv è rimasto ferito. In molti segnalano che in realtà i passeggeri non erano ebrei ma cittadini daghestani in viaggio in Israele soprattutto per motivi sanitari. In particolare si cita il caso di un bambino in cura presso la sezione oncologica dell’ospedale di Tel Aviv.

Il pogrom di Makhachkala colpisce anche perché si è verificato breve distanza dal viaggio dei rappresentanti di Hamas a Mosca. In quel frangente Abu Marzouk, responsabile delle relazioni con l’estero di Hamas, aveva dichiarato: «Da parte russa abbiamo ricevuto una lista di cittadini che hanno la doppia cittadinanza. Siamo molto attenti a questa lista e la gestiremo con attenzione perché guardiamo alla Russia come al nostro più caro amico».