Giusto il tempo di festeggiare una fredda Pasqua, poi il governo proverà a prendere la rincorsa. Martedì prossimo il cdm varerà il Def, con cifre migliori di quanto previsto a novembre.

Il Pil tendenziale passerà dallo 0,6% allo 0,9% in più. Merito della «lieve ripresa» certificata da Bankitalia e confermata dall’Ufficio parlamentare di bilancio, che riscontra «segnali di ripresa moderata».

Sul relativamente roseo orizzonte pesa però un nuvolone scuro: il Pnrr. La spinta sulla ripresa del Piano è già meno potente del previsto. La situazione peggiorerà se non si uscirà presto dalle secche in cui il Piano è incagliato.

Da questo punto di vista di rincorsa non c’è traccia. Per il 20 aprile i ministri dovrebbero presentare i dettagliati rapporti richiesti da Fitto: una disamina dei progetti impossibili e di quelli che stentano, accompagnati questi ultimi dalle ricette per accelerarli. Ma a palazzo Chigi già sottolineano che quella del 20 aprile è una data ipotetica, orientativa, insomma da non prendere proprio alla lettera.

Certo, quella del 30 aprile in Europa, quando i vari Pnrr saranno integrati con il RePowerEu e ridefiniti, sembrerebbe invece ultimativa. Ma anche qui Chigi mette le mani avanti: quella data, se proprio necessario, si può ricontrattare con Bruxelles. Non che il governo ci stia pensando, per carità. Però non si sa mai.

Stessa musica nel capitolo Concorrenza, che non è una voce qualsiasi ma uno dei quattro pilastri del Next Generation Eu con Giustizia, Pa e Semplificazione. Per due volte consecutive la riforma è stata inserita nell’ordine del giorno del cdm ma non se ne è fatto niente. Per evitare figuracce la spinosa questione è stata cancellata dal prossimo odg.

È una delle riforme sulle quali la maggioranza è più divisa: la quadra continua a sfuggire e la premier inizia a innervosirsi perché ci manca solo che proprio quando ci si appresta a chiedere una «rimodulazione» corposa del Piano, con spostamenti vertiginosi di progetti dal Pnrr alla Coesione e viceversa senza dimenticare proprio il RePowerEu, ci si faccia trovare esposti su una delle quattro riforme senza le quali di Pnrr non si potrebbe neppure parlare.

Persino più urgente, ovviamente, lo sblocco della terza tranche ferma al palo da due mesi. La data cerchiata in rosso è il 30 aprile: una terza proroga, pur possibile, rappresenterebbe un pessimo segnale. La settimana prossima dovrebbe finalmente arrivare, con sensibile ritardo, nell’aula del Senato il decreto Pnrr, emendato in modo da risolvere due delle criticità segnalate da Bruxelles, le concessioni degli impianti portuali e la governance del Piano.

Restano gli impianti sportivi di Firenze e Venezia. Fitto, pressato dai sindaci Nardella e Brugnaro, ha deciso di provare ancora una volta a convincere la Commissione ma se il pollice resterà verso la decisione di cassare i progetti è già presa. Non è neppure escluso che la Commissione dia il semaforo verde solo a una delle opere e in questo caso si tratterebbe dello stadio Franchi a Firenze.

Solo che nessuna di queste strategie fa i conti davvero con le origini dei rallentamenti. Secondo il ministro dell’Economia Giorgetti la porta stretta che paralizza tutto è l’inadeguatezza della Pubblica amministrazione. Giovedì scorso il cdm ha approvato 3mila assunzioni ma si tratta per due terzi di forze dell’ordine e mille assunti privi di esperienza non possono risolvere il problema della Pa. Sono invece state riposte nel cassetto le altre due proposte: la riassunzione dei pensionati e la stabilizzazione dei precari nelle amministrazioni locali. Proprio quelle che sarebbero state necessarie per accelerare la marcia del Piano.