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Luca Mercalli: «Più rischi per un mix tra cambiamenti climatici e cementifcazione»

Luca Mercalli: «Più rischi per un mix tra cambiamenti climatici e cementifcazione»Luca Mercalli

Il climatologo Luca Mercalli «Nelle zone costiere tra Liguria e Toscana non c'è un metro quadrato libero da infrastrutture. In queste condizioni, i danni alle cose e alle persone diventano più facili»

Pubblicato circa 2 anni faEdizione del 19 agosto 2022

È passato finora in secondo piano, ma che il mare ribolla, che sia più caldo del solito, è un segnale di un’anomalia con cui stiamo facendo quotidianamente i conti. Anche in queste ore di diluvi forsennati al Centro-Nord. E in una concatenazione di fenomeni è bene decifrare il quadro per andare alle radici del problema. Lo facciamo con Luca Mercalli, uno dei climatologi e divulgatori più noti, presidente dell’associazione Società Meteorologica Italiana.

Mercalli, si sono appena verificati nubifragi violenti, trombe d’aria, vento a 140 chilometri all’ora, cosa sta succedendo?
Abbiamo avuto una serie di episodi temporaleschi probabilmente esaltati dal Mare Mediterraneo, estremamente caldo. In queste estate 2022 bollente, la seconda più calda della storia più o meno a parimerito con il 2003, le temperature delle acque superficiali del Mediterraneo si aggirano intorno ai 30 gradi. E questo è un ingrediente fondamentale per episodi così violenti. Si crea molto vapore acqueo ed energia disponibile per il vento, causati dal contrasto tra nuova aria fresca, dopo una circolazione bloccata per troppo tempo da anticicloni caldi, e un mare surriscaldato.

In questo caso l’area coinvolta è molto ampia, perché?
Perché si è trattato di una super cella temporalesca, di estese dimensioni, molto più grandi di un temporale comune, e che ha interessato centinaia di chilometri e diverse regioni, dalla Liguria alla Toscana, dall’Emilia Romagna al Veneto.

Da un lato abbiamo i cambiamenti climatici, dall’altro l’annoso problema del dissesto idrogeologico. Come convergono?
Amplificandosi l’uno con l’altro. Siamo un territorio per sua natura esposto e fragile anche senza i problemi del riscaldamento globale. Ma, se questi aumentano di intensità, è ovvio che trovano un territorio estremamente vulnerabile. Sia per la sua fragilità storica sia per la cementificazione. Nelle zone costiere tra Liguria e Toscana non c’è ormai un metro quadrato libero da strutture e infrastrutture. Un’occupazione fitta. E, in queste condizioni, i danni alle cose e alle persone diventano più facili. Nel caso degli incendi, come per esempio quelli in Sicilia, il cambiamento climatico, che aumenta temperature e siccità, amplifica ed estende un rischio comune dell’estate mediterranea.

Che consigli dare a una politica sensibile all’argomento solo nei casi di emergenza?
Bisogna prendere atto che siamo in una situazione di emergenza, denunciata da tutta la scienza internazionale e dall’Onu, ma purtroppo la sostenibilità ambientale resta un argomento in coda ai programmi politici. In un mondo popolato da 8 miliardi di persone, la festa è finita e non bastano accorgimenti. Dovremmo pensare a un futuro anche di rinunce: progettare un ridimensionamento degli sprechi ovvero del superfluo. Superfluo che consuma energia, materie prime e produce rifiuti. Dovremo, poi, concentrarci sugli investimenti nel welfare come garanzia di una vita dignitosa.

Cosa dobbiamo ancora aspettarci da questa lunga estate?
Passata questa sventagliata di temporali, ritornerà un tempo estivo e soleggiato, un po’ meno caldo rispetto alle ondate di calore precedenti. Ma possiamo affermare che l’estate prosegue, non c’è uno stop. Anche in questi ultimi giorni di agosto e nel mese di settembre potrebbero esserci ancora temperature al di sopra della media stagionale.

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