Nonostante mobilitazioni che vanno avanti da mesi, alla fine Matteo Salvini ha avuto la sua piccola rivincita sul dossier relativo alle prossime Olimpiadi invernali Milano-Cortina del 2026. «La pista di bob deve essere a Cortina», aveva ribadito nei giorni scorsi, e il 29 dicembre la Società Infrastrutture Milano Cortina 2020-2026 S.p.A. ha pubblicato il bando «per l’affidamento dei lavori relativi all’intervento Cortina Sliding Centre – Lotto 2 – Riqualificazione Pista Eugenio Monti», in pratica l’intervento sulla vecchia pista da bob del capoluogo ampezzano diventata oggetto di un tira-e-molla infinito che dura da almeno tre anni. La scadenza per presentare offerte è fissata al 18 gennaio 2024. L’importo è di poco meno di 82 milioni di euro. Si tratta di un intervento presentato come «light», ovvero a budget ridotto rispetto alle precedenti idee progettuali, che avevano visto bandire altre gare, tutte regolarmente deserte.

Ieri, intanto, il Comitato olimpico internazionale ha fatto sapere che la costruzione o la ricostruzione di una nuova pista non è ritenuta essenziale per le gare di bob, slittino e skeleton di Milano Cortina 2026. Kristin Kloster, presidente della Commissione di coordinamento per i Giochi olimpici invernali 2026, ha inviato una lettera con questi contenuti ai parlamentari di Avs e M5S che nei giorni scorsi avevano espresso «preoccupazione per i continui rimandi di una decisione definitiva da parte del governo italiano» e chiesto di «indicare una sede già esistente fuori dall’Italia, secondo i criteri di sostenibilità assunti dall’Agenda Olimpica 2020, per lo svolgimento delle gare di bob, vista la ristrettezza dei tempi e l’assenza di alternative». La lettera era firmata, tra gli altri, dai capigruppo di Avs e M5s di Camera e Senato, Luana Zanella, Francesco Silvestri, Peppe De Cristofaro ed Enrico Patuanelli.

Anche il Cio, nelle settimane scorse, aveva chiesto «che la decisione definitiva preveda l’organizzazione degli eventi in un centro già esistente e pienamente funzionante fuori dall’Italia». Questo per frenare un’altra opzione promossa da esponenti del governo italiano, ovvero «l’ipotesi Cesana» sostenuta – secondo l’onorevole Zanella – dal ministro degli Esteri Antonio Tajani. Cesana è uno dei simboli del fallimento delle precedenti Olimpiadi invernali ospitate in Italia, a Torino nel 2006. Da allora l’impianto è inutilizzato. «In linea con le raccomandazioni dell’Agenda Olimpica 2020, il Cio è stato inequivocabile nel dire che nessuna sede permanente dovrebbe essere costruita senza un piano per il futuro chiaro e fattibile» avrebbe scritto la presidente Koster, riporta Zanella.