Europa

Le ong portano l’Ue in tribunale: target ambientali poco ambiziosi

Ue Nuovo caso per la Corte di Giustizia Ue

Pubblicato 2 mesi faEdizione del 29 agosto 2024

È per rendere più ambiziose le politiche ambientali europee che diverse organizzazioni ecologiste stanno intentando cause contro l’Ue, giudicata troppo timida nelle sue politiche green pur all’avanguardia a livello globale.

L’azione legale principale è quella di due organizzazioni ombrello delle ong ambientaliste europee. Clamate action network (Can) e Global legal action network (Glan) hanno citato in giudizio l’Ue presso la Corte di Giustizia europea del Lussemburgo per non aver stabilito obbiettivi sufficientemente alti nella riduzione delle emissioni climalteranti. La causa risale all’inizio dell’anno, ma solo questa settimana le due associazioni hanno presentato alla corte le loro argomentazioni scritte conclusive, permettendo così l’avvio della nuova e decisiva fase dell’istruttoria.

Il capo d’imputazione: i target climatici Ue fissati entro il 2030 in settori chiave come agricoltura, piccole imprese, trasporti e rifiuti non sono basati sulle evidenze scientifiche, risultando quindi «ampiamente inadeguati». E sono anche contrari all’Accordo di Parigi a ai trattati Ue.

Attualmente, ai paesi dell’Unione è richiesto di ridurre i gas serra del 55% rispetto al livello del 1990 entro la fine di questo decennio, mentre secondo le ong la riduzione dovrebbe attestarsi almeno al 65%. Oltretutto Bruxelles stabilisce solo obiettivi non vincolanti, dato che alla Commissione è riservato il compito di fissare target differenziati per ogni singolo stato membro.

Ieri poi anche 5 organizzazioni non governative hanno annunciato di essere pronte a portare l’Ue davanti alla Corte di giustizia per aver incluso nella Tassonomia verde navi e aerei in realtà troppo inquinanti.

Va ricordato che una sentenza della Cedu di Strasburgo aveva condannato la mancanza di contrasto alla crisi climatica da parte della politica come «grave violazione dei diritti umani». Il successo di quell’azione legale, intrapresa dal gruppo ecologista svizzero Klima Seniorinnen, rappresenta una base e un modello per la sfida delle ong europee.

Nel caso sotto esame presso la Corte di Giustizia, la Commissisone dovrà ora inviare una risposta scritta entro la fine di settembre, poi si aprirà l’udienza pubblica sul caso. La speranza degli attivisti è una sola: poter arrivare alla prima sentenza Ue per mettere nero su bianco che Bruxelles deve fare molto di più – e molto prima – per ridurre le emissioni.

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